Nel Veneto, senza bacini antipiena, torna incubo alluvione
12/11/2012
L’incubo dell’alluvione del 2010 ritorna in Veneto. Ancora le stesse aree colpite, i medesimi corsi d’acqua a tracimare. Ovunque ma soprattutto nell’alta padovana case, orti e stalle allegati per l’esondazione di Tergola, Muson e Vandura. Nelle località del comprensorio di Camposanpiero i danni più evidenti a campi e allevamenti dove gli agricoltori hanno salvato gli animali in tempo. Immediato il soccorso dei Consorzi di bonifica che hanno attivato idrovore supplementari a supporto della Protezione Civile. Allertata tutta la fascia a sud di Padova. A Vicenza il pre allarme ha evitato che il centro storico si trasformasse in una pozza d’acqua. Nel veronese a Soave e Monteforte d’Alpone, già toccate dall’esperienza due anni fa, gli abitanti sono stati col fiato sospeso controllando gli argini sommersi dalla piena. Preoccupazione anche in provincia di Treviso da est ad ovest e nella Pedemontana, a Belluno frane e pioggia hanno provocato dissesti stradali con crepe profonde e onde di fango.
“Rimane aperta la delicata questione dei bacini di laminazione – spiega Coldiretti – efficaci strumenti di prevenzione, ma ancora in fase di progettazione, nonostante il succedersi degli eventi che invocano interventi decisi e urgenti”. La campagna assorbe e paga le conseguenze di un territorio minato dove gli imprenditori agricoli sono disposti sempre a fare la loro parte mettendo a disposizione per la sicurezza della collettività terreni e fondi. Ma non c’è chiarezza negli indennizzi per la servitù o, nei casi limite, sugli espropri. E’, dunque, polemica con la Regione Veneto che dovrebbe agire e rispettare i patti che hanno portato alla sottoscrizione di uno specifico protocollo d’intesa non ancora applicato.
Fonte: Coldiretti Veneto