Rischio idrogeologico: soluzioni da tempo proposte dai CdB
Ad evidenziarlo è Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.).
“Si torna a parlare, come un anno fa - prosegue - della necessità di creare bacini per trattenere le acque di piena, evitando che si abbattano violentemente sui centri abitati; l’ANBI propone da almeno dieci anni, un Piano Nazionale degli Invasi, che trattengano le acque quando ci sono in abbondanza, evitando pesanti conseguenze al territorio, che ne sarebbe beneficiato anche nei momenti di scarsità.
Si parla di un programma per la prevenzione del rischio idrogeologico; non solo l’ANBI lo chiede da tempo, ma quattro mesi fa fu lo stesso Governatore della Banca d’Italia, Visco, ad indicarlo come priorità per il Paese, capace di generare anche nuova occupazione. Da ormai un triennio, l’ANBI presenta il Report di interventi necessari ed immediatamente cantierabili per la mitigazione del rischio idrogeologico; nel febbraio 2012 aveva indicato 2.943 interventi per 6.812 milioni di euro, finanziabili con mutui quindicennali e capaci di attivare decine di migliaia di posti di lavoro; attende ancora risposta.
Si indica, da più parti, la necessità di superare il Patto di Stabilità per ottenere la disponibilità di risorse da destinare alla salvaguardia del territorio; in attesa di decisioni in sede europea, ricorda che i consorzi di bonifica, non facendo parte della Pubblica Amministrazione, sono esenti dal rispettare tale Patto. Basterebbe quindi, finanziare loro, gli interventi nell’ambito di un programma che è già concordato con Regioni, ANCI, UNCEM.
In realtà, proprio i vincoli del Patto di Stabilità e la conseguente impossibilità di cofinanziamento, sono stati la causa della destinazione ad altri scopi di 1000 milioni di euro, che la Legge Finanziaria 2010 aveva stanziato per piani straordinari a tutela del territorio.
L’avvio di soluzione ai problemi idrogeologici del Paese – conclude il Presidente A.N.B.I. - ha una sola strada: farne concretamente una priorità ed iniziare a destinarvi le opportune e necessarie risorse.
Un’ultima, considerazione su un elemento comune nelle dichiarazioni post evento estremo: sempre, dopo qualche giorno, sarebbe stato preso un provvedimento, che ne avrebbe limitato le drammatiche conseguenze. Con amara ironia evidenzio che è palese la necessità di dover accelerare il momento delle decisioni, perché i cambiamenti climatici non rispettano i tempi della politica né, a questo punto, può più farlo il territorio, i suoi abitanti e la sua economia.”