Marketing ingannevole: Commissione europea interviene
La legislazione dell’UE in materia di pubblicità ingannevole e comparativa stabilisce norme minime a livello dell’UE per proteggere le imprese dalle pratiche di commercializzazione ingannevoli. Garantisce inoltre che la pubblicità comparativa metta a confronto ciò che è comparabile, non denigri i marchi di altre società e non crei confusione tra i professionisti.
“Soltanto norme solide a livello di tutta l’UE ci permetteranno di prendere seri provvedimenti contro le truffe nei confronti delle imprese e di garantire che i colpevoli non possano nascondersi dietro le frontiere nazionali. È proprio per tale ragione che oggi presentiamo questo piano di ampia portata”, ha dichiarato Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria responsabile per la Giustizia. “Pratiche ingannevoli delle società di compilazione degli annuari, false fatturazioni e truffe analoghe devono essere fermate. Le piccole imprese sono il pilastro dell’economia europea e possono difficilmente permettersi di perdere denaro a causa di pratiche fraudolente. Vogliamo migliorare la sicurezza per le imprese in Europa.".
Le cifre rivelano una nuova tendenza che può danneggiare le imprese a livello mondiale. Con il diffondersi delle tecniche di marketing di massa, le più note società di compilazione degli annuari che mettono in atto pratiche sleali possono inviare fino a sei milioni di moduli l'anno. Si stima che il danno economico arrecato alle singole imprese dalle truffe messe in atto da tali società vada dai 1000 ai 5000 euro l’anno per impresa. I ventitré milioni di piccole e medie imprese europee rappresentano il 99% dell’imprenditoria di tutta l’UE.
Le truffe messe in atto da professionisti sleali su larga scala sono varie. Le più frequenti seguono uno schema di base comune: un professionista sleale convince con l’inganno una vittima a dare il proprio consenso e a concludere, apparentemente, un contratto per la prestazione di servizi che si rivelano minimi o nulli, ma con costi esorbitanti e a condizioni contrattuali scorrette. In seguito, il professionista sleale utilizza ogni mezzo a sua disposizione per ottenere il relativo pagamento.
Anche il Parlamento europeo ha sottolineato in diverse occasioni la gravità del problema e si è espresso al riguardo in due risoluzioni, la prima adottata nel 2008, la seconda, più recente, il 9 giugno 2011.
Nella foto: Viviane Reding, Vicepresidente e Commissaria responsabile per la Giustizia
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione Europea