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Liste mobilità per imprese sotto i 15 dipendenti

14/01/2013
Per colpa di un articolo contenuto nella cosiddetta legge di stabilità 2012, votata ancora nel novembre 2011, dal 1 gennaio di quest’anno vengono abbandonati di colpo quasi 26mila persone già inserite nelle liste di mobilità.

Svaniscono infatti gli incentivi per l’assunzione a loro destinati e più precisamente quelli dei lavoratori iscritti nelle liste di mobilità a seguito di licenziamento individuale (legge 236/1993) mentre vengono conservati per coloro che si sono iscritti a seguito di licenziamento collettivo (legge 223/91).

“Siamo di fronte ad un errore madornale che crea licenziati di serie A e licenziati di serie B –denuncia Giuseppe Sbalchiero, Presidente della Confartigianato Imprese Veneto-. Il tutto peggiorato da una interpretazione restrittiva, suggerita dal Ministero del lavoro, che oltre ad interrompere gli incentivi per i nuovi iscritti dal 1 gennaio 2013 li esclude anche per coloro che erano già iscritti precedentemente nelle liste. Insomma i lavoratori delle piccole imprese considerati alla stregua di figli di un Dio minore. Soprattutto nel momento in cui la crisi è arrivata all’apice.

“E’ indispensabile –prosegue Sbalchiero- che il Governo approvi con urgenza una proroga legislativa della disposizione che rischia altrimenti di congelare anche quelle poche assunzioni che le nostre imprese continuavano a fare grazie agli sgravi concessi”.

Il ruolo delle piccole imprese, quelle sino ai 15 dipendenti, è fondamentale nelle dinamiche del mercato del lavoro. Basti pensare che il flusso di inserimento nelle liste di mobilità prodotto dai licenziamenti collettivi (legge 223/1991) che deriva esclusivamente da aziende soggette alle regole della mobilità (più di 15 dipendenti) risulta un terzo rispetto a quello prodotto dai licenziamenti individuali. Nel corso dell’ultima annualità messa a disposizione da Veneto Lavoro (ottobre 2011-settembre 2012), ad esempio, nella nostra regione sono stati 25.823 gli inserimenti ex legge 223 e “solo” 9.221 quelli dovuti a licenziamenti collettivi.

“La crisi, come detto, -precisa il Presidente- è arrivata al culmine proprio nel corso del 2012 ed ha provocato un fortissimo incremento del numero di tali licenziamenti: tra il 2011 ed il 2012 l’incremento è stato del 20% (vedi tabella allegata). Rimaniamo quindi stupiti del silenzio del sindacato rispetto agli effetti dell’entrata in vigore della nuova disposizione. Siamo disponibili ad azioni comuni perché i lavoratori delle piccole imprese, dei quali le OOSS intendono assumere la rappresentanza, sono un patrimonio veneto che non possiamo né cancellare né dimenticare”.

“E’ auspicabile –conclude Sbalchiero- che si ponga rimedio a questa situazione, offrendo, con una proroga, almeno sino al 31.12.2016, data in cui verrà a cessare l'istituto della mobilità per lasciare posto definitivamente all'ASPI”.

Fonte: Confartigianato Imprese Veneto

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