Il fotoromanzo della Bohème
La vicenda delle due grisettes e dei quattro giovani artisti in attesa di fortuna nella Parigi bohémienne del primo Novecento (secondo l’ambientazione immaginata dal regista Francesco Micheli con lo scenografo Edoardo Sanchi e la costumista Silvia Aymonino) si presta bene a una riduzione per immagini, con le sue soffitte gelate, caffè affollati ed esterni cittadini sotto la neve, e con la sua trama di innamoramenti, gelosie, piccole invenzioni quotidiane e grandi tragedie individuali. Rodolfo e la dolce Mimì si incontrano in una soffitta, a lume di candela e poi di luna; Marcello e la provocante Musetta si riprendono in mezzo alla bolgia festosa di un caffè, a spese dell’anziano protettore di lei; tutti e quattro si lasciano sotto la neve, perché di solo amore non si vive; e si ritrovano nella soffitta dell’inizio, dove Mimì, condannata dalla tisi, torna a morire tra le braccia di Rodolfo e dei suoi amici. L’ottimismo e la vitalità della giovinezza, «bella età di sogni e di chimere», affronta la precarietà quotidiana con fantasia ed ingegno: talora ha la meglio, talora soccombe, aprendo squarci di sentimenti «grandi come il mare».
Oltre che per il sabato grasso, la Fenice proporrà la sua Bohème, diretta dal suo giovane direttore principale Diego Matheuz, in tre serate dedicate a San Valentino:opera più cena per due nelle Sale Apollinee. Ancor meglio di un romanzo. Per informazioni e prenotazioni www.teatrolafenice.it o tel 041-2722699.