M'illumino di...jazz
SUL PALCOSCENICO DEL TEATRO MESTRINO, LA PRESENTAZIONE DELL'ING. SALVATORE VENTO, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO, ALCUNI INTERVENTI DI RELATORI, PROIEZIONI DI FOTOGRAFIE, MA SOPRATTUTTO, LA MUSICA DEL QUINTETTO DEL TROMBETTISTA (E FILOSOFO) MASSIMO DONA', CON FRANCESCO BEARZATTI AL SAX ED OSPITE SPECIALE LA CANTANTE NEROAMERICANA CHERYL PORTER.
LA SERATA E' AD INGRESSO GRATUITO!
COMUNE DI VENEZIA
Dipartimento Salvaguardia dell'Ambiente e Sviluppo Socio-Economico del Territorio
Assessorato alla Cultura, Cultura e Spettacolo
con il contributo di
CO,VE.DI.Srl
organizzazione a cura di
Caligola Circolo Culturale
M'ILLUMINO DI...JAZZ
"Il jazz: metafora di un costruire in-finito"
TEATRO TONIOLO, MESTRE (VE), P.tta C.Battisti 1, tel. 041.971666
LUNEDI' 6 MARZO 2006, inizio ore 21.00, ingresso gratuito
MASSIMO DONA' QUINTET
Massimo Donà (tromba)
Francesco Bearzatti (sax tenore)
Paolo Vianello (tastiere)
Nicola Sorato (basso elettrico)
Davide Ragazzoni (batteria)
Ospite Speciale
CHERYL PORTER (voce)
INFO: Caligola, tel./fax 041.962205, e-mail info@caligola.it
Tutti sanno che il jazz è una musica che vive nel costruirsi estemporaneo di un’esecuzione. Ma l’esecuzione, nel jazz, è sempre anche improvvisazione. Certo, il musicista jazz dispiega i propri disegni melodici–armonici fondandosi su una struttura predefinita, magari scritta; ma l’opera non è mai riducibile all’artefatto depositato sulla partitura. Il musicista jazz costruisce lavorando sul costruito (la partitura) e ridonandogli nuova vita… Nel jazz l’opera è sempre ancora da farsi. E’ sempre rivolta al futuro…. D’altronde, l’uomo non è una sostanza che agisce; ma è ‘azione’ – ce l’hanno ben insegnato i più grandi pensatori della nostra storia..… Per questo il rapporto tra il jazz e l’umana esistenza è quanto mai radicale ed indistricabile.
Ma l’essere umano è anche costruzione mai paga e del proprio ambiente. L’uomo, infatti, non abita il mondo; ma rende piuttosto abitabile. Da sempre; da quando manipola i prodotti della natura per difendersi dalle intemperie e dai pericoli provenienti dall’esterno….
Ecco perché questa scelta di abbinare i lavori pubblici al jazz è quanto mai felice ed opportuna. Anche il jazz, d’altro canto, è una musica pubblica; che non sarebbe se non nel continuo e mai risolto confronto con gli ascoltatori. Che spesso determinano in modo decisivo il senso di questa o quella esecuzione; di questa o quella improvvisazione. Facendosi dunque parte integrante dell’opera medesima.
Perciò, riflettere sul jazz significa riflettere su qualcosa che riguarda essenzialmente lo ‘specifico’ di chi è impegnato nel settore dei lavori pubblici.
Da “Il jazz: metafora di un costruire in-finito”, testo di presentazione della serata di Massimo Donà (estratto dal programma di sala)
MASSIMO DONA’ QUINTET
Messosi in luce alla fine degli anni ’70 nella Solar Big Band diretta da Giorgio Gaslini, Massimo Donà – nato a Venezia nel 1957 – trombettista e “filosofo”, ha guidato nel corso del successivo decennio prima formazioni d’impronta “hard–bop”, insieme al sassofonista Maurizio Caldura, quindi gruppi elettrici ispirati all’ultimo Miles Davis, accanto a chitarristi come Andrea Braido e Alberto Negroni. Ha suonato anche con Tiziana Ghiglioni ed Enrico Rava. A metà degli anni ’90, dopo una lunga assenza dalla scena musicale, iniziato a collaborare prima con il gruppo africano Tam Tam Sene e quindi con il percussionista Bebo Baldan, per cui ha anche registrato.
Il trombettista veneziano è ritornato sulla scena musicale come leader nel 2001, prima con un concerto dedicato a Miles Davis, poi con un riuscito disco, il suo primo da leader, «New Rhapsody in Blue», realizzato per l’etichetta Caligola Records con il sostegno del Comune di Venezia in ricordo delle vittime dell’11 settembre. Ma ha soprattutto creato un quintetto stabile, dove la sua tromba davisiana è affiancata dai fantasiosi sassofoni di Francesco Bearzatti, fra i più interessanti nuovi talenti del jazz italiano.
Esce quindi nel marzo 2003 il suo secondo album da leader, «For Miles and Miles», che vede la presenza di ospiti del calibro di Tiziana Ghiglioni e Marcello Tonolo. Solo pochi mesi dopo, nel giugno del 2004, sempre la Caligola pubblica «Spritz» – non cambia il quintetto ma mutano invece gli ospiti chiamati in studio, e fra questi ci sono Cheryl Porter ed Andrea Braido – disco in cui le forti ascendenze davisiane vengono un poco stemperate. Nell’ultimo biennio il posto di Bearzatti – molto impegnato a sua volta come leader – è stato preso spesso dal giovane sassofonista Michele Polga, mentre dall’inizio del 2006 tastierista del gruppo è diventato Paolo Vianello (che ha sostituito Lele Rodighiero). Completano la formazione Nicola Sorato, basso elettrico, Davide Ragazzoni, batteria, quest’ultimo già a fianco di Donà nelle sue prime esperienze jazzistiche.
CHERYL PORTER
Dopo aver vinto una borsa di studio alla Northern Illinois University, ha intrapreso studi di canto classico sotto la guida della soprano Edna Williams e del basso Myron Myers. Sognava di fare carriera come cantante d’opera ed invece, venuta a vivere in Italia, ha scoperto che la sua vera vocazione era quella di farsi interprete della più genuina tradizione neroamericana. E’ partita dalle origini, lo spiritual, ed è quindi passata al gospel, soul e jazz, riuscendo ancor oggi ad essere eccellente interprete di tutti questi diversi generi – ha registrato oltre una decina di album – forte di una duttilità che ha davvero pochi eguali nel panorama vocale afro–americano d’oggi. Queste doti le hanno consentito di collaborare con artisti del calibro di Tito Puente e Dave Brubeck, David Crosby e Paolo Conte, Mariah Carey e Katia Ricciarelli, solo per fare qualche nome.
SI RINGRAZIA PER LA SERATA “CO.VE.DI. Srl”
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