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Asterisco Informazioni di Fabrizio Stelluto

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ANBI: ultima chiamata per il territorio

21/02/2013
ANBI: ultima chiamata per il territorio“Di fronte allo strutturarsi di eventi meteorologici estremi, notiamo con preoccupazione lo strutturarsi della cultura dell’emergenza invece che della prevenzione.” Ad affermarlo è Massimo Gargano, che ha presentato, a Roma, il documento “Proposte per crescita: sicurezza territoriale, alimentare ed ambientale”, redatto dall’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, di cui è Presidente.

L’azione dei Consorzi di bonifica e di irrigazione copre il 50% del territorio italiano (oltre 17 milioni di ettari, nei quali rientrano tutta la pianura, la maggior parte delle colline ed una parte minore della montagna); essi realizzano e provvedono alla manutenzione, nonchè all’esercizio di impianti, canali ed altre infrastrutture destinate alla tutela del territorio ed all’irrigazione.

“La sicurezza territoriale, alimentare ed ambientale – insiste Gargano - è presupposto indispensabile per la crescita economica di qualsiasi Paese e soprattutto dell’Italia, causa la fragilità del territorio e l’accentuata variabilità climatica.”

Per quanto riguarda la salvaguardia del territorio, l’ANBI, dall’anno 2010, redige una proposta di Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, elaborata sulla base delle indagini e delle indicazioni effettuate dai Consorzi di bonifica.

Il Piano è stato aggiornato nel 2011 e nel 2012 (contempla 2943 interventi per un importo complessivo di 6.812 milioni di euro) ed è in corso di ulteriore aggiornamento.

“Nonostante la diffusione di tale proposta – evidenzia il Presidente A.N.B.I. - non vi è stata la considerazione per gli indispensabili provvedimenti attuativi, richiedenti la destinazione di specifiche risorse; anche gli Accordi di Programma Stato-Regioni per la difesa del suolo del 2010 non sono stati finanziati.”

L’ANBI ha più volte richiamato l’attenzione di Governo, Parlamento ed Istituzioni sulla diffusa fragilità del territorio del nostro Paese.

Secondo dati del Ministero dell’Ambiente, sono 6.633 (82%) i comuni in pericolo per il dissesto idrogeologico; si tratta di una situazione di drammatica vulnerabilità. Nei rapporti ufficiali vengono raccolti dati, che destano vivissima preoccupazione, se si considera che 6 milioni di persone abitano in un territorio ad alto rischio idrogeologico e 22 milioni in zone a rischio medio; si calcola che 1.260.000 edifici sono a rischio di frane ed alluvioni: 6.251 sono scuole mentre gli ospedali sono 547.

L’Italia è un Paese fortemente antropizzato con una densità media, pari a 189 abitanti per chilometro quadrato (in Francia: 114 abitanti; in Spagna: 89), ma con fortissime differenze nella distribuzione territoriale: ai 68 abitanti per chilometro quadrato della Sardegna si contrappongono i 379 abitanti per chilometro quadrato della Lombardia; la Campania arriva a 420 abitanti per chilometro quadrato. La fragilità del territorio è aggravata dall’intensa urbanizzazione.

Ne deriva la necessità di costanti ed organiche azioni di manutenzione, volte a garantire l’adeguamento e l’efficienza delle reti di deflusso idraulico, abbisognando al contempo un profondo ripensamento sul ruolo delle interferenze umane nella dinamica evolutiva degli alvei e dei sistemi fluviali.

“Se è indispensabile intervenire in caso di emergenza – prosegue Gargano - è altrettanto necessario agire preventivamente attraverso azioni e regole comportamentali, che determinino la riduzione del rischio idrogeologico. Il messaggio è: meno emergenza, più prevenzione; la tutela ed il risanamento idrogeologico del territorio costituiscono priorità strategiche per garantire, al Paese, quelle condizioni territoriali indispensabili per la ripresa della crescita economica.” Il documento A.N.B.I. ricorda anche la particolare attenzione dell’Europa ai problemi della sicurezza territoriale e della prevenzione, di cui è testimonianza la Direttiva relativa alla valutazione ed alla gestione del rischio alluvioni.

I soggetti deputati alla difesa del suolo nel nostro Paese sono lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, i Consorzi di bonifica e di irrigazione, secondo le rispettive competenze istituzionali.

Gli oneri di manutenzione ordinaria delle opere consortili sono prevalentemente a carico dei consorziati: nel 2011 sono ammontati a 566 milioni di euro, versati da 7.700.000 contribuenti.

I Consorzi di bonifica e di irrigazione, attraverso un intenso processo di fusioni ed incorporazioni, realizzato mediante norme regionali, sono attualmente 127 rispetto ai 250 degli anni ‘70 ed ai 180 del 1998.

“Il territorio, sul quale i Consorzi operano, non ha però subito riduzioni – evidenzia Gargano - si è trattato pertanto di un significativo processo di ammodernamento con connesse riduzioni di spesa.

“Infine – sottolinea il Presidente A.N.B.I. - va rilevato che l’ordinamento della difesa del suolo nel nostro Paese ha bisogno di urgenti provvedimenti volti a regolare le Autorità di Distretto Idrografico secondo le indicazioni provenienti dalle Direttive Europee; nel nostro Paese finora si sono invece adottate solo norme transitorie.”

Il territorio come fattore produttivo è un secondo tema, che l’ANBI individua come determinante per la crescita del Paese.

“L'Italia, per poter competere sul mercato globalizzato –afferma ancora Gargano - deve puntare su un'agricoltura intensiva e specializzata con prodotti di qualità, per i quali l'irrigazione è indispensabile a superare gli ostacoli climatici e territoriali oltre che per rispondere alle mutevoli esigenze dei mercati: per il nostro Paese, l’'irrigazione è quindi una dominante esigenza strutturale: circa l’87% della produzione agricola italiana dipende, sia pure in grado diverso, dall'irrigazione; i 2/3 del valore delle esportazioni agricole italiane sono costituiti da prodotti ottenuti in territori irrigati. Senza contare i benefici effetti ambientali dell’irrigazione.”

Da qui, la rilevanza del Piano Irriguo Nazionale, previsto dal 2004, con una previsione di investimenti, pari a circa 7 miliardi di euro. Peraltro, dopo una prima tranche di primo finanziamento, si sono registrate progressive riduzioni sugli stanziamenti da attivare attraverso mutui quindicennali. In tempi più recenti, la Legge Finanziaria 2008 autorizzò un finanziamento di 100 milioni euro per la durata di 15 anni a decorrere dall’anno 2011, ma le successive manovre di finanza pubblica ne hanno nuovamente determinato forti riduzioni fino ad arrivare ad un’assegnazione annuale di soli € 53.475.441,00 (in luogo dei 100 originari), che hanno consentito il finanziamento di interventi per € 595.484.000,00 ( € 418.507.865,00 destinati ad opere nel Centro Nord ed € 177.000.000,00 ad opere nel Mezzogiorno).

“Bisogna evidenziare – ricorda il Presidente A.N.B.I. - che esistono progetti esecutivi, finalizzati all’ammodernamento degli impianti, ottimizzandone l’efficienza attraverso la riduzione delle perdite idriche e l’introduzione di metodi irrigui ad alta efficienza. E’quindi indispensabile provvedere al completamento del Piano Irriguo Nazionale attraverso un finanziamento pluriennale anche attraverso il sistema dei mutui quindicennali, positivamente utilizzato in altre occasioni; per poter realizzare le manutenzioni più importanti e gli indispensabili ammodernamenti, nonchè nuovi bacini idrici per lenire i disagi dei ricorrenti periodi di siccità, è necessaria una previsione finanziaria pluriennale pari a circa 5.000 milioni di euro. Occorre inoltre un provvedimento che consenta una consistente semplificazione delle procedure per la realizzazione del Piano Irriguo Nazionale nel Mezzogiorno, dove si registrano penalizzanti ritardi.”

Il documento A.N.B.I. guarda poi alla nuova P.A.C. .

“Nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale – sottolinea il Direttore Generale A.N.B.I., Anna Maria Martuccelli - i Consorzi di bonifica e di irrigazione si sono dimostrati affidabili realizzatori di opere mirate all’ammodernamento di impianti irrigui e idraulici, alla salvaguardia dal rischio idraulico, alla tutela dell’ambiente e della biodiversità.

Sulla base di questa esperienza, i Consorzi di bonifica e di irrigazione si ripropongono ora anche per gli interventi, che saranno previsti dai Fondi Comunitari 2014/2020”.

Prosegue il Direttore Generale Martuccelli: “Per la programmazione di tali Fondi, è stato presentato, il 27 Dicembre scorso, il documento su “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi Comunitari 2014-2020”, che apre il confronto pubblico per preparare l’Accordo di Partenariato e i Programmi Operativi, da cui il prossimo Governo dovrà elaborare le proposte da presentare alla Commissione Europea. In particolare, tra le azioni previste su “Clima e rischi ambientali”, i Consorzi di bonifica e di irrigazione sono menzionati tra i beneficiari di opere rivolte alla prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologici, alla rinaturalizzazione di corsi d’acqua, alla tutela della biodiversità, all’ammodernamento di sistemi d’irrigazione. Inoltre, per quanto riguarda la gestione dei servizi idrici, si parla di “Interventi sulle opere idriche” con riferimento ad invasi e grandi schemi, infrastrutture per l’utilizzo d’acque reflue depurate, ristrutturazione delle reti di adduzione e distribuzione delle acque irrigue, creazione di bacini di piccola-media dimensione per la raccolta delle acque, interventi per la fitodepurazione; anche in questo caso, tra i soggetti interessati, sono indicati i Consorzi di bonifica e di irrigazione”.

“L’auspicio – dice ancora Martuccelli - è che quanto previsto venga confermato nel documento finale sull’Accordo di Partenariato e nei Programmi Operativi, che dovranno essere formulati dal futuro Governo.”

ANBI evidenzia inoltre che una delle opzioni strategiche, su cui l’Unione Europea ha invitato gli stati membri a concentrarsi, nella programmazione dei Fondi Comunitari, è quella delle “aree interne”; anche in questo caso, i Consorzi di bonifica e di irrigazione potrebbero essere utilizzati per interventi di difesa idrogeologica, costruzione di laghetti collinari ed altre azioni di sviluppo rurale.

Infine, il documento evidenzia il contributo che i Consorzi di bonifica e di irrigazione possono offrire nel settore delle energie rinnovabili grazie alla realizzazione di centraline idroelettriche: ne sono state sinora realizzate oltre un centinaio per una produzione annua di 380 milioni di kilowattora, cui si aggiungono 36 impianti fotovoltaici “non a terra” per una produzione di circa 1 milione di kilowattora.

“Per proseguire il programma di interventi nel settore idroelettrico, in particolare nel “mini-idroelettrico sui “salti” dei corsi d’acqua, occorrono però risorse finanziarie – conclude il Direttore Generale A.N.B.I - Per una prima tranche, potrebbero essere sufficienti 100 milioni di euro unitamente all’aggiornamento della disciplina sulle tariffe incentivanti ed alla semplificazione delle relative procedure.”

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