Mais e aflatossine: l’emergenza continua
Cosa fare del mais contaminato? E’ immaginabile che il prodotto che supera il limite massimo di tossicità possa essere interamente convogliato nelle centrali produttrici di biogas o destinato ad alimentare le centrali termiche o termoelettriche? Perché non si prende in considerazione, su basi solidamente scientifiche, la possibilità che il limite massimo di aflatossine nel mais possa essere innalzato almeno per il prodotto destinato all’alimentazione dei bovini da carne? Che orientamenti si possono dare agli agricoltori per la prossima annata agraria? Queste le domande che sono echeggiate anche nell’intervento del presidente di Confagricoltura Veneto, Giangiacomo Bonaldi, durante la Tavola rotonda che ha chiuso i lavori.
Bonaldi ha ricordato come i maiscoltori attendano da tempo delle risposte chiare che le istituzioni non hanno ancora fornito, a livello nazionale in primo luogo, ma anche a quello regionale, ove la consapevolezza della gravità del problema non sembra essere quella dovuta. Eppure, ha ricordato il presidente di Confagricoltura Veneto, il mais non conforme per la presenza di micotossine risulta almeno un quarto del raccolto 2012. Eppure si tratta di una produzione fondamentale per l’economia agroalimentare veneta, considerato l’indotto che sviluppa a monte e soprattutto a valle, ove una zootecnia di alto livello imprenditoriale è strettamente legata al mais per l’alimentazione del bestiame. C’è solo da augurarsi, ha concluso Giangiacomo Bonaldi, che la migliore agricoltura veneta, presente in questa occasione a Rovigo, riesca ora a far sentire la propria voce alle istituzioni affinché intervengano presto e bene.
Fonte: Confagricoltura del Veneto
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