UE: tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili
Parallelamente la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica per chiedere ai cittadini di suggerire il modo migliore per lottare contro le mutilazioni genitali femminili a livello di Unione europea. La consultazione sarà aperta fino al 30 maggio 2013. La Commissione ha inoltre annunciato che stanzierà 3,7 milioni di EUR per finanziare attività degli Stati membri intese a sensibilizzare alla violenza contro le donne e altri 11,4 milioni di EUR a favore delle ONG e di altre associazioni che lavorano con le vittime.
“Oggi la Commissione europea si unisce ad alcune donne eccezionali per chiedere la tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili. Si tratta di una pratica estremamente crudele che viola i diritti di donne, ragazze e bambine. L’UE lotterà per porre fine alle mutilazioni genitali femminili, non solo nella Giornata internazionale della donna ma 365 giorni l’anno” ha affermato la Vicepresidente Viviane Reding, Commissaria europea per la Giustizia. “Invito tutti coloro che hanno conoscenze al riguardo a esprimere la loro opinione sul modo migliore per combattere le mutilazioni genitali femminili.”
“Le mutilazioni genitali femminili costituiscono una grave violazione dei diritti umani. Il rischio di subire tale pratica deve costituire un motivo valido per ottenere asilo o protezione umanitaria. Nella nostra legislazione sul diritto di asilo è riservata una particolare attenzione a donne, ragazze e bambine che chiedono asilo a causa di minacce di mutilazione fisica. È necessario che l’Europa offra una protezione adeguata a tutte coloro che rischiano di subire mutilazioni genitali femminili o ai genitori che temono di essere perseguitati perché rifiutano di sottoporre la loro figlia a questa pratica” ha dichiarato Cecilia Malmström, Commissaria europea per gli Affari interni.
Nuova relazione sulle MGF
La tavola rotonda odierna di alto livello sulle MGF coincide con la pubblicazione, da parte dell’Istituto europeo per l'uguaglianza di genere (EIGE), di una nuova relazione sulle mutilazioni genitali femminili nell’UE elaborata su richiesta della Vicepresidente Reding. La relazione conclude che tali pratiche costituiscono un fenomeno globale e transnazionale. Sebbene non esistano prove certe che le MGF siano praticate nell’UE, migliaia di donne, ragazze e bambine che vivono nell’Unione vi sono state sottoposte prima di trasferirsi nell’UE o durante un soggiorno al di fuori dei suoi confini.
Secondo la relazione esistono vittime o potenziali vittime in almeno 13 paesi dell’Unione, tra i quali l’Italia.
Si stima che nel nostro Paese, dove sono in vigore disposizioni specifiche di diritto penale contro le MGF, risiedano 35.000 donne che hanno subito questa pratica (dati del 2009) e 1.000 ragazze e bambine che rischiano di esserne vittime.
Per eliminare le MGF saranno necessarie azioni incentrate su raccolta di dati, prevenzione, protezione delle ragazze e bambine a rischio, perseguimento penale dei responsabili e assistenza alle vittime. Le vittime delle MGF hanno diritto alla protezione ai sensi della direttiva dell’UE sui diritti delle vittime, adottata il 4 ottobre 2012, che fa esplicito riferimento alla MGF quale forma di violenza di genere (IP/12/1066).
Ma, nonostante in tutti gli Stati membri dell’UE e in Croazia siano in vigore norme che permettono di perseguire penalmente gli autori di MGF, i casi concreti di perseguimento sono molto rari a causa della difficoltà di scoprire il reato e di raccogliere prove sufficienti, della riluttanza a denunciarlo e, soprattutto, della mancanza di conoscenze sulle mutilazioni genitali femminili.
L’EIGE ha pertanto pubblicato anche una relazione in cui definisce una serie di buone pratiche ricavate da nove Stati membri nella lotta alle MGF, con esempi di politiche e progetti riusciti in paesi come l'Olanda, la Francia o il Regno Unito.
Contesto
Le mutilazioni genitali femminili (MGF), quali definite dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), comprendono tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili o altre pratiche lesive degli organi genitali femminili non giustificate da motivi medici.
Le MGF sono praticate per motivi culturali, religiosi e/o sociali su bambine e ragazze a partire dall’infanzia fino all’età di 15 anni. Costituiscono una forma di abuso di minori e di violenza contro donne e ragazze e comportano gravi conseguenze fisiche e psicologiche a lungo termine.
Nei paesi dell’UE in cui vivono donne vittime di MGF, o donne, ragazze e bambine a rischio, la pratica ha luogo principalmente durante un soggiorno nel paese di origine e molto raramente nel territorio dell’Unione.
Il 21 settembre 2010 la Commissione ha adottato la “Strategia per la parità tra donne e uomini (2010-2015)” in cui delinea una serie di priorità per l’uguaglianza di genere, tra cui porre fine alla violenza contro le donne. La strategia comprende un riferimento specifico alla mutilazione genitale femminile. Il 6 febbraio 2013, Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, la Commissione europea ha ribadito il proprio deciso impegno a eliminare questa pratica estremamente crudele (MEMO/13/67).
Nella foto: Cecilia Malmström, Commissaria europea per gli Affari interni
Per ulteriori informazioni
Commissione europea – Porre fine alla violenza contro le donne:
http://ec.europa.eu/justice/gender-violence
Relazione dell’Istituto europeo per l'uguaglianza di genere – Mutilazioni genitali femminili nell’Unione europea e in Croazia
Schede nazionali – Mutilazioni genitali femminili nell’Unione europea e in Croazia
Consultazione pubblica:
http://ec.europa.eu/justice/newsroom/gender-equality/opinion/130306_en.htm
Pagina web della Vicepresidente e Commissaria per la Giustizia Viviane Reding:
http://ec.europa.eu/reding
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Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione Europea
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