Vinitaly. Dal Veneto il vino che fa “più bene”
“Una delle più recenti novità – ha fatto presente Manzato – è il vino che fa “più bene” degli altri alla salute. Non è un nuovo paradosso – aggiunge – perché nel vino c’è già quello francese che ha portato a riconoscere in questa bevanda anche effetti salutistici. Il problema è che non si poteva, finora, aumentare la quantità di molecole benefiche senza aumentare anche la quantità di alcol contenuto nello stesso vino, con effetti talora disastrosi. Bene, a Vinitaly sarà possibile assaggiare una assoluta novità: un vino che, a parità di contenuto alcolico di altri, ha un contenuto in polifenoli, cioè di molecole salutari, che è fino a tre volte superiore, e che i suoi produttori, due 27enni di Godega, i cugini Andrea e Mirco Battistella, hanno voluto chiamare non a caso ‘Vitae’”. E hanno colto nel segno: anche Madonna ne ha apprezzato le proprietà antiossidanti.
“Non è la sola innovazione – ha ricordato l’assessore – perché qui sono stati sviluppati vini bianchi a bassissimo o nullo contenuto di solfiti, bevande analcoliche naturali ottenute dall’uva per le persone di rito islamico, vini a bassa gradazione, vini innovativi nelle tecniche capaci di esprimere personalità possenti, si recuperano gli antichi vitigni che le selezioni monoclonali moderne rischiavano di far sparire, si sperimentano nuovi sesti di impianto e di coltivazione, nuovi macchinari, fino al vino che matura con la musica e che sembra per questo avere più armonia di altri: a Vinitaly lo verificheremo. E ci sono anche case produttrici di tradizione, come la “Bortolomiol” di Valdobbiadene, che sostengono direttamente la ricerca e i ricercatori in viticoltura. In proposito, lo stand istituzionale del Veneto a Vinitaly (Padiglione 4 – spazi D4 E4) ospiterà domenica alle 16,30, la consegna dell’Academic Award intitolata a Giuliano Bortolomiol, fondatore dell’azienda, una borsa di studio internazionale assegnata ai laureandi nel corso di laurea magistrale in viticoltura che si distinguono per l’elaborazione di tesi particolarmente innovative nel mondo del vino”.
“I nostri vini sono transitati in meno di tre decenni dalle osterie alle enoteche e alle tavole dei più intransigenti gourmet di tutto il mondo. Ma i nostri imprenditori non si accontentano – ha concluso Manzato – e dimostrano come anche in un settore produttivo ed economico antichissimo sia possibile iniettare novità capaci di riverberarsi sui risultati di mercato.