Vinitaly-Sol: vini e oli italiani di alta qualità per Russia
Un’iniziativa particolarmente opportuna in questo momento, per una serie di fenomeni che stanno interessando questo mercato. La platea di consumatori della Federazione Russa, che per lunga tradizione ha familiarità con il vino (attestato però ancora a livelli piuttosto bassi, intorno ai 7 litri pro capite) lo sta a poco a poco mettendo al posto dei superalcolici (vodka in primis). E, soprattutto, apprezza molto il bere made in Italy, corroborato da un’immagine di alto livello, simbolo di possibilità economica e buon gusto, in sintonia con il forte appeal esercitato dall’italian style in Russia. Non a caso l’affluenza di turisti russi in Italia si fa sempre più intensa (è aumentata del 30% l’anno scorso).
Nonostante il calo dell’export (il fatturato complessivo delle vendite di vino in Russia è stato, nel 2012, di 133 milioni di euro, in calo del 10% rispetto all’anno precedente), il prezzo medio del vino italiano esportato in Russia sta crescdendo. L’aumento di prezzo medio del vino italiano esportato - secondo le stime del Centro Studi di Confagricoltura - è stato di ben il 75%, dal 2009 al 2012.
Per quanto riguarda l’olio d’oliva, la Spagna resta saldamente leader del mercato russo, ma negli ultimi anni ha perso quote di mercato (dal 2005 al 2012 è scesa dal 67,1% al 60,5% di quota) a favore del nostro Paese, secondo fornitore (la cui quota è passata dal 22,4% al 24,1%), nonché di altri concorrenti che detengono però posizioni minoritarie. Ed è proprio sulla fascia alta del mercato che stanno scommettendo i nostri olivicoltori; in ciò avvantaggiati dal volàno offerto da una ristorazione italiana decisamente in auge a Mosca e a San Pietroburgo.
“In un momento di crisi generale dei consumi interni i produttori italiani puntano sull’estero. Si lavora soprattutto – conclude Confagricoltura - sul miglioramento della percezione qualitativa del prodotto, fattore in grado di alzare il valore economico delle vendite in Russia, dove il consumatore è maggiormente propenso a spendere di più a fronte di un vino o di un olio qualitativamente superiore”.
Fonte: Confagricoltura