L'Europa e la ricerca: serve più "rosa"
È questo il risultato problematico riportato dal rapporto "She figures" 2012, pubblicato dalla Commissione europea lo scorso 5 aprile e riguardante, per l'appunto, la situazione delle donne nella scienza e nella ricerca.
Dalle ultime analisi è purtroppo emerso che, nonostante la percentuale di ricercatrici in Europa sia in aumento, la loro presenza nelle discipline e carriere scientifiche rimane ancora insufficiente. Le statistiche sono ancora meno "rosa", se si analizzano i campi delle cosiddette "scienze pure". Inoltre, i dati mostrano che in tutta Europa le ricercatrici incontrano difficoltà ancora maggiori, quando si tratta di posizioni manageriali.
In merito ai dati trasmessi, la Commissaria per la ricerca, l'innovazione e la scienza, Máire Geoghegan-Quinn, ha commentato: "Nonostante alcuni progressi negli ultimi anni, le donne nel campo della ricerca rimangono una minoranza, ed è come se una barriera invisibile impedisse loro di raggiungere posizioni di alto livello. Questa situazione costituisce una grave ingiustizia e uno scandaloso spreco di talenti. La Commissione si concentra sulla promozione della parità fra i generi nei nostri programmi di ricerca e si impegna per cambiare una cultura istituzionale profondamente radicata."
E l'Italia? Il nostro paese è in linea con la media europea. Questo dato è ancora più positivo se confrontato con i precedenti: in soli sette anni (2002-2009), infatti, il numero delle ricercatrici italiane è raddoppiato.
Ancora resta molto da fare, comunque, sia a livello europeo che a livello nazionale, ossia da parte degli Stati membri. Si parte da un dato importante: la parità fra i sessi è stata inserita tra le priorità della Commissione per la realizzazione dello Spazio europeo di ricerca (SER).
Fonte: Rappresentanza della Commissione europea a Milano
nella foto la Commissaria per la ricerca, l'innovazione e la scienza, Máire Geoghegan-Quinn