Imprese femminili artigiane reggono di più alla crisi
È quanto emerge dalla fotografia scattata da “La “mia” impresa. Nuovi lavori e nuove professioni. L’imprenditoria femminile in Veneto”, ricerca promossa dalla Commissione regionale Pari opportunità e condotto da Confartigianato (rielaborazione dati 2012 Infocamere su biennio 2011-2012, a cura dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto), presentata nel corso di un convegno a Vicenza, al Centro Congressi di Confartigianato.
In Italia le imprese guidate da donne (dati al 31/12/2012) sono 1.435.123, ossia il 23,5% del totale (6.104.206), con una presenza più significativa al Centro-Sud rispetto al Nord. Il loro tasso di natalità è del 13,1% e del 12,8% quello di mortalità, contro tassi rispettivamente del 10,7% e dell’11,3% nel caso di aziende maschili. In Veneto, sulle complessive 501.950 imprese attive il 21,9%, ossia 109.750, è “rosa”(solo al diciassettesimo posto nel ranking delle regioni): tasso di natalità e mortalità del 12,9%, contro rispettivamente il 10,1% e l’11,3% delle imprese maschili.
Considerando il numero di imprese nate e di imprese “morte” nel biennio preso in esame, a livello nazionale sono le imprese artigiane femminili (il 16,9% del totale, ossia 243.286) a mostrare un saldo positivo, pari a +10,1%, e a risultare dunque vincenti, mentre per quelle maschili il saldo è negativo e si attesta al 4,4%.
Guardando al Veneto, le imprese artigiane femminili sono 23.046, il 16,6% delle realtà complessive, percentuale che colloca la nostra regione al dodicesimo posto in Italia. In linea con il resto del Paese, anche qui registrano un saldo positivo, pari a +8,5%, dato dalla differenza tra un tasso di mortalità del 2,7% e quello di natalità che tocca quota 11,2 %; per quelle maschili, invece, con una mortalità piuttosto elevata che raggiunge il 18,6% e nuove imprese per un buon 13,6%, il saldo è negativo e pari al -5%.
L’indagine ha anche ricercato i fattori che garantiscono le performance positive nelle imprese “rosa”. Per capirlo è stato sottoposto un questionario a circa 40 imprenditrici artigiane venete di successo nei diversi settori: la loro testimonianza ha messo in luce le modalità con le quali le donne interpretano la propria leadership, le scelte compiute in termini di conduzione aziendale, gli ostacoli incontrati e i loro obiettivi professionali e personali. Sono emerse l’abilità a lavorare in team (in particolare nel valorizzare al meglio il contributo di socie, collaboratrici, dipendenti), e insieme una vincente capacità organizzativa e di gestione dell’azienda. Non da meno, spicca la determinazione nel perseguire il sogno e la realizzazione personale: e questa è la motivazione – un’attitudine di genere - che le spinge ad andare avanti nell’impresa e ad affidarsi a un welfare “fai da te” sul versante della conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita (cura dei figli e della famiglia).
Grazie all’analisi fatta ad un livello molto dettagliato (codice attività ATECO 2007 a 6 cifre), emerge che negli ultimi due anni, pur resistendo una propensione marcata ad occuparsi dei settori artigiani “tradizionali” o legati al genere (come estetista, parrucchiera, sarta…), scelta fatta da una donna su due, l’altra metà delle nuove imprese femminili si distribuisce in settori “nuovi” per le donne come: la costruzione di edifici ecologici, design industriale e tecnico, grafica, fotografia, informatica, ma anche fabbricazione di apparecchiature da illuminazione, riparazione di beni e restauro.
Ma quali sono le necessità e i bisogni dell‘imprenditrice artigiana? Risulta primaria e fondamentale l’esigenza di essere aiutata nel proprio ruolo alla stregua dei colleghi maschi, con cui la donna condivide i medesimi problemi, e solo secondariamente di essere sostenuta in quanto donna. Le complicazioni, infatti, non sono connesse alla conduzione femminile, ma derivanti come per gli imprenditori dallo svolgimento delle attività stesse: in primo luogo quelle imposti dalla lentezza e dalla macchinosità della burocrazia e dalla difficoltà a incassare il dovuto in tempi ragionevoli.
A fronte dello scenario di crisi economica e di scarsa occupazione, per aiutare a comprendere quali siano i fattori su cui puntare e gli errori da evitare, la ricerca è stata anche corredata da una griglia di autovalutazione: una sorta di “check list” per aiutare le future imprenditrici a comprendere se si abbiano “buone carte” per avviare un’attività.
«La ricerca è un’importante occasione di riflessione e di proposta perché, a fronte del preoccupante perdurare della crisi economica, può servire a stimolare altre eventuali attrici del cambiamento - afferma Simonetta Tregnago, presidente della Commissione regionale Pari opportunità (Cpo). Il contributo gender oriented del lavoro potrà inoltre essere utile nella formulazione di politiche regionali di sostegno per il settore imprenditoriale».
«Come Confartigianato Donna Impresa Veneto abbiamo promosso e partecipato attivamente a questa ricerca per avere un quadro aggiornato della situazione e, con esso, per individuare e sostenere le future proposte di politiche di genere» dice la presidente di Confartigianato Donne impresa Veneto e vicepresidente della Cpo del Veneto Daniela Rader, che spiega: «In questa particolare fase congiunturale, avere dati "freschi" è vitale per chi vuole non solo favorire e promuovere la nascita di nuove imprese femminili, ma aiutare quelle esistenti verso un riposizionamento in funzione di un mercato che, negli ultimi cinque anni, ha stravolto le basi di una economia consolidata e affidabile». «Partiremo dall'analisi dei risultati e dalle aspettative delle imprenditrici stesse, per proporre nuovi suggerimenti, al sistema politico regionale ma non solo, affinché si possa legiferare e/o promuovere nuovi sostegni che rispondano alle nuove criticità».
«La Regione Veneto sostiene l’imprenditoria femminile in particolare attraverso la legge regionale 1/2000 “Interventi per la promozione di nuove imprese e di innovazione dell’imprenditoria femminile”. Spiega Marialuisa Coppola, assessore regionale all’Imprenditoria giovanile e femminile, ai Diritti umani e politiche di genere: «La legge concede contributi e finanziamenti/leasing agevolati per favorire gli investimenti delle piccole e medie imprese a prevalente partecipazione femminile. E, in piena crisi, avere la possibilità di ottenere finanziamenti in poco tempo è stata per molte realtà una garanzia e una vera boccata d’ossigeno. Crediamo che le imprese femminili possano dare un contributo importante anche alla ripresa dell’economia locale».
Fonte: Commissione regionale Pari opportunità
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