Assistenza all'infanzia: l'Europa non sta a guardare
Gli obiettivi sono stati individuati dal Consiglio Europeo del 2002, nella consapevolezza che strutture infantili adeguate sono indispensabili perché l'Unione europea riesca a rimuovere i disincentivi al lavoro femminile e a permettere una migliore conciliazione tra vita privata e professionale, permettendo nel lungo periodo una reale uguaglianza di genere. Sin d'allora, l'Unione europea ha quindi stimolato gli Stati membri ad approvare legislazioni coerenti e a promuovere un'assistenza all'infanzia adeguata.
Tuttavia, sono necessari ulteriori passi avanti. Se l’Unione europea intende raggiungere entro il 2020 l’obiettivo di un tasso di occupazione del 75%, gli Stati membri dovranno intensificare gli sforzi per migliorare i loro servizi all'infanzia, ricordando che queste strutture rappresentano un investimento per il futuro, prima ancora che un costo. Solo tramite questi investimenti, infatti, sarà possibile promuovere l'occupazione femminile, e così rilanciare la crescita e la competitività europea.
Per questo, il tema dell'assistenza all'infanzia è stato toccato anche dalle Raccomandazioni Specifiche per Paese, previste all'interno del Semestre europeo. Tramite queste Raccomandazioni, la Commissione europea fornisce agli Stati membri una consulenza ad hoc per migliorare le loro politiche nazionali e incentivare il loro potenziale di crescita.
All'Italia, come ad altri 10 Stati membri, la Commissione ha appena rivolto nuove indicazioni proprio per migliorare i servizi all'infanzia, ritenendo l'offerta nazionale insufficiente in quantità e qualità. Vista l'importanza del tema, la Commissione continuerà nei prossimi mesi a monitorare i progressi raggiunti e a stimolare nuove iniziative, che diano una risposta concreta alle esigenze dei cittadini.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea