L’industria agroalimentare incontra l’impronta idrica
Interverrà in collegamento da Londra il prof. Tony Allan, padre del Water Footprint (impronta idrica): un indicatore che misura consumo diretto, sfruttamento indiretto e inquinamento delle acque. L’incontro, supportato da Envirobytes e Depuracque, è stato organizzato dal Dipartimento di Green Marketing di AISM (dott.ssa Antonia Santopietro) e dal Consorzio Venezia Ricerche (dott.ssa Petra Scanferla). Questi due attori collaborano per promuovere elementi di innovazione nel settore della gestione ambientale sostenibile, da una parte il Dipartimento Green Marketing di AISM che promuove attività ed iniziative a supporto di un nuovo modello manageriale che consenta una crescita d’impresa più rispettosa dell’ambiente, dall’altra il Consorzio Venezia Ricerche, partner del Water Footprint Network, che si occupa invece di ricerca applicata e trasferimento tecnologico con elevate competenze nell’ambito della gestione della risorsa idrica e di innovativi sistemi di depurazione.
Il mondo scientifico incontro il mondo imprenditoriale. Le due realtà hanno organizzato questo evento per mettere a contatto mondo scientifico e mondo imprenditoriale, consentendo così uno scambio di idee e progettualità su un tema di stringente attualità. Le risorse idriche, un bene comune fondamentale, sono messe a rischio non soltanto dal consumo diretto, ma ancor più dall’alterazione dell’acqua utilizzata nei processi legati all’industria e all’agricoltura e dall’uso così detto indiretto che risulta di gran lunga superiore a quello diretto. Il primo ad occuparsi di tali aspetti è stato il professore Allan del King’s College London che ha introdotto nel 1993 il concetto dell’acqua virtuale ovvero della misura della quantità d’acqua che viene realmente consumata nell’ambito della produzione e commercializzazione di alimenti e beni di consumo sulla base del loro intero ciclo di vita. Da tale concetto si è sviluppato successivamente un innovativo indicatore del calcolo dell’acqua virtuale ovvero la WATER FOOTPRINT (impronta idrica), che può applicarsi non solo a singoli prodotti, ma a interi processi produttivi, fino ad arrivare all’impatto di una comunità o di una nazione. Essa si propone come strumento per quantificare l’appropriazione di acqua dolce da parte dell’uomo e valutare i possibili impatti legati al suo utilizzo nella produzione di prodotti di consumo.
Relatori. In particolare, è proprio la crescente domanda di cibo e la necessità di un’agricoltura sempre più intensiva a provocare il 70% dei prelievi totali di acqua dolce superficiale e sotterranea, prelievi che portano l’impronta idrica dell’agricoltura ad incidere pesantemente rispetto a quelli determinati dall’industria e dal consumo diretto dei cittadini. L’industria alimentare e la disponibilità di questa risorsa sono dunque profondamente legate. L’incontro verrà aperto dai saluti di Franco Giacomazzi – presidente di AISM – e di Dario Bovo, direttore del Consorzio Venezia Ricerche. Numerosi i nomi di spicco fra i relatori presenti al workshop: fra gli altri, Francesca Greco e Marta Antonelli, autrici del libro “L’Acqua che mangiamo”; Philippe Pypaert, dell’UNESCO; il presidente di Civiltà d’Acqua e assessore al Comune di Venezia Pier Franceso Ghetti. Interverranno anche esponenti del mondo imprenditoriale, come Barilla e Brazzale.
Il workshop, aperto al pubblico, approfondirà il tema del calcolo dell’impronta idrica per l’industria alimentare italiana e la necessità di adottare un approccio condiviso che consenta di gestire in modo più sostenibile questa risorsa così preziosa. Sono sempre di più, infatti, le grandi aziende italiane ad adottare criteri di sostenibilità e di responsabilità sociale di impresa; in questo contesto, il workshop intende promuovere una più ampia diffusione dell’impronta idrica fra le imprese che operano nel nostro Paese. Riportare la Water Footprint di un prodotto o un servizio, infatti, rappresenta un chiaro segnale della volontà di utilizzare al meglio questa risorsa, ottimizzando i processi in tutte le fasi della produzione e della commercializzazione degli alimenti. L’uso dell’impronta idrica rappresenta quindi sia un incentivo a un comportamento aziendale più sostenibile, sia un elemento strategico da utilizzare in una strategia comunicativa green oriented, capace di influenzare positivamente la reputazione di un prodotto o servizio. La partecipazione al workshop è gratutia previa iscrizione al sito, numero di posti limitato. Per informazioni contattare la segreteria AISM a info@aism.org tel 02-863293.
(Fonte: Consorzio Venezia Ricerche)