Jack Clemente
Si tratta di quadri “o meglio sculture-bassorielivi-altorilievi o ancora meglio oggetti” come li definì Milena Milani, artista che gli fu amica in quegli anni, o “ispide geometrie esplose, efflorescenze fantastiche, chiome di sotterranei animali, prati all’inglese fatti di corda”, come ne scrisse Giuliano Zincone nel 1968, dopo averle viste alla Galleria del Naviglio di Milano appena create dall’autore.
I lavori in mostra sono composti da corde annodate, intrecciate da sole o unite a tasselli di legno e, insieme al tessuto, applicate sulle tele.
L’osservatore avvicinandosi vedrà che le eruzioni di canapa scaturite dalla tela non sono affatto minacciose, e, anche se potrebbe rimanerne sconcertato, riconoscerà all’artista l’abilità di aver esasperato e poi domato rendendo innocua una materia indisciplinata come la corda.
Clemente è un autentico “stregone” che si è divertito, non senza ironia, a stupire chi si avvicina alla sua opera. E ancora oggi ci riesce ad oltre quarant’anni di distanza dall’ultima personale datata al 1971.
Jack Clemente nasce a Novara nel 1926 e muore a Milano a soli 48 anni nel 1974. Nella sua esistenza studia lettere e filosofia, scrive poesie frequentando l’amico e grande poeta Edoardo Sanguineti, dipinge e per questo si trasferisce a Parigi nel 1952 partecipando a numerose esposizioni personali e collettive all’estero e poi in Italia. Negli ultimi anni firma diverse regie per la televisione francese come “Balla e il futurismo”, vincitore del Leone d’Argento alla Biennale veneziana del 1973; “D’Annunzio e il dannunzianesimo” e “Rauschenberg e la Pop Art” terminato dallo stesso artista americano suo grande amico.
Artista poliedrico in ampio anticipo sulle moderne tendenze poli-espressive, Clemente manifesta nel suo percorso una forte volontà innovativa che riesce a farsi strada durante uno dei momenti più fertili della nostra storia recente. Il cospicuo nucleo di lavori ritrovato costituisce un tassello esemplare di questo suo ultimo percorso e di tutta un’epoca. Non a caso, Francesco Tedeschi, nel suo testo in catalogo definisce questa operazione di recupero quasi “archeologica”.
JACK CLEMENTE
opere: 1966-1972
Studio Gariboldi, Milano
Galleria d'Arte, Bergamo
20 aprile - 30 giugno
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