Socia Adico ottiene rimborso Postepay clonata
«Un evento che spalanca le porte a tutti coloro che hanno subìto la clonazione della carta di credito-bancomat o delle ricaricabili delle Poste – commenta il presidente di Adico Associazione Difesa Consumatori, Carlo Garofolini – e se Poste Italiane di fronte alle richieste di risarcimento dei clienti e alle diffide dei legali solitamente fa orecchie da mercante, questa volta ha dovuto fare i conti con una minaccia di causa. E a quel punto è stato concesso il dovuto: quindi invitiamo tutte le vittime delle clonazioni ad agire subito».
L’iter prevede la denuncia alla Polizia Postale o altre forze dell’ordine per la trasmissione alla Procura e la lettera di reclamo a Poste Italiane per aprire il contenzioso. Se Poste Italiane non risponde o risponde negativamente, Adico già da mesi ha messo a punto l’assistenza per l’atto di citazione davanti al Giudice di Pace.
La disavventura della signora mestrina risale a settembre 2012: «Ero a lavoro quando mio marito mi chiama per chiedermi se avessi prelevato del denaro dal conto delle Poste, dato che vedeva dei movimenti. Ho controllato l’estratto conto online ed effettivamente mancavano alcune centinaia di euro: dal momento che poco prima mio marito era andato a fare la spesa è corso a bloccare la sua carta e a sporgere denuncia – racconta C.P. – ma dato che nelle ore successive sono stati fatti altri movimenti, abbiamo capito che era stata la mia a essere stata clonata». Acquisti di calzature su siti di shopping online, biglietti del treno e dell’autobus, ma nulla che la signora o il marito avessero autorizzato. La coppia si reca all’ufficio postale con la denuncia alle forze dell’ordine e chiede all’operatore di non mettere in pagamento quegli acquisti, dato che non erano stati autorizzati. «Ho ricevuto risposte discordanti, ma comunque mi hanno assicurato che sarei stata rimborsata, quindi ho semplicemente aspettato che la procedura andasse avanti».
Ma a dicembre, la doccia fredda: Poste Italiane nega il rimborso. La motivazione è quella ben nota ad Adico: per Poste gli acquisti contestati sono effettuati su un sito Internet sicuro che richiede l’inserimento di tutti i codici dispositivi della carta (numero, data di scadenza e codice Cvv2), che sono di esclusiva conoscenza del titolare. Quindi, di fatto, Poste scarica la responsabilità sul correntista, a differenza di quanto definito nel contratto.
«A quel punto non ci ho visto più, e ho deciso di andare fino in fondo – spiega ancora la socia Adico – quei soldi sono miei, non chiedevo niente di più che riaverli indietro visto che non mi sono stati sottratti per mia incuria o distrazione». È a quel punto che la signora si è rivolta ad Adico, che le ha fornito la consulenza per citare in giudizio Poste Italiane davanti al Giudice di Pace.
Pochi giorni prima della data fissata per l’udienza, circa un mese e mezzo fa, il colpo di scena: Poste Italiane, tramite il proprio ufficio legale, manda un impegno scritto a rimborsare l’intera cifra con la massima sollecitudine, pur senza riconoscere le ragioni della signora. Ed è di questi giorni la notizia che C.P. ha ricevuto il rimborso dei 664,40 euro che le erano stati sottratti.
«La decisione delle Poste di optare per la soluzione bonaria ancora prima della prima udienza, al ricevimento dell’atto di citazione, ci fa capire che questa è l’unica strada percorribile – continua Garofolini – molti consumatori in questi mesi dopo la prima risposta negativa alle loro richieste si sono scoraggiati temendo che una causa comporti costi che rischiano di essere fuori controllo: ma proprio il fatto di poter procedere davanti al Giudice di Pace, in quanto la somma in questione era inferiore ai 1.000 euro, cosa che accade nella stragrande maggioranza dei casi – spiega ancora il presidente di Adico – limita di molto le spese e rende il procedimento abbordabile per tutti coloro che non vogliano subire una palese ingiustizia».
Fonte: Adico Associazione Difesa Consumatori