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Ambiente: olivicoltura, cerniera del territori

12/07/2013
Ambiente: olivicoltura, cerniera del territoriE’ l’impresa agricola con le sue attività collegate il vero collante del territorio. La presenza dell’uomo nelle campagne migliora il binomio rapporto – sicurezza soprattutto in zone a rischio idrogeologico, che diminuisce in maniera considerevole, perchè dove c’è l’olivo la terra non frana.

In Italia, ricorda l’osservatorio economico di Unaprol - consorzio olivicolo italiano, in occasione dell’annuale assemblea dell’Anbi, vi sono circa un milione di ettari coltivati ad oliveto. Da Trento ad Agrigento, passando per la Sardegna e attraversando tutta la dorsale appenninica oltre 250 milioni di alberi di olivi sono la cerniera del territorio, ma anche un elemento inscindibile dal paesaggio del Belpaese.

Se non vi fosse l’olivo dalla Liguria, al lago di Garda, alle colline toscane ed umbre, al Gargano e all’Irpinia e poi alle pendici di Sila ed Aspromonte mezza Italia scivolerebbe a valle o a mare; mentre in altre zone di pianura come la Puglia e la Sicilia l’olivicoltura assolve al compito di trattenere, disponibili nelle falde sottostanti, le acque che vengono utilizzate e non consumate.

Nel nostro Paese, caratterizzato da: una conformazione orografica che vede le aree montane assorbire il 35% della superficie; un sistema insediativo prevalentemente disperso e frammentato sul territorio; un sistema produttivo agricolo basato su aziende di piccole dimensioni l’olivicoltura rappresenta la rete che allontana il rischio idrogeologico e crea ricchezza, sviluppo dell’indotto e occupazione anche in zone notoriamente svantaggiate.

Fonte: Unaprol

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