Da auto a benzina a auto elettrica
Parliamo di un kit standard, perché anche nel nostro Paese non sono mancate le sperimentazioni amatoriali di autoveicoli convertiti da benzina a elettricità, quello che ancora mancava era un kit professionale in grado di superare i rigorosi test di sicurezza previsti in caso di modifiche strutturali agli autoveicoli. Il progetto, un vero condensato di tecnologia e sperimentazione, reso possibile solo grazie alla condivisione delle esperienze fatte sul campo dai riparatori della Marca, rientra nell’ambito di SUMMIT, l’ambizioso piano di Ascotrade, dedicato alla mobilità sostenibile nella provincia di Treviso a cui hanno collaborato alcuni poli universitari.
“Per arrivare al risultato finale –spiega Severino Dal Bo, presidente degli autoriparatori di Confartigianato Veneto- sono stati costruiti dei complessi software che incrociano i dati del motore con quelli di cavi, velocità, potenze e via dicendo, ed è stato realizzato anche un programma al Cad che ha il compito di disegnare fin nel più piccolo particolare i pezzi che vanno usati per fare questa trasformazione”. La trasformazione, tecnicamente “retrofit” elettrico, accanto ai vantaggi per i cittadini e l’ambiente, secondo Dal Bo potrebbe diventare presto un business capace di rivitalizzare una fetta importante di imprese artigiane. “L’idea è quella che si formi una rete di officine di autoriparatori che già operano. Una volta ricevuta un’adeguata formazione – prosegue Dal Bo’-, i tecnici potranno fare sia le installazioni - il retrofit - che la successiva assistenza ai veicoli. Stiamo lavorando ad un’assistenza specializzata dedicata alla mobilità elettrica a tutto campo, estesa, dunque, anche alle auto elettriche di serie’. Per trovare in commercio il kit, però, bisognerà avere ancora un po’ di pazienza. Resta ancora da sciogliere, infatti, il nodo dell’omologazione, un passo indispensabile per avviare la produzione industriale del ‘kit made in Treviso’. La prossima sfida di Confartigianato autoriparazione sarà dunque operare per rimuovere questo ostacolo che rischia di bloccare il progetto. Lo sottolinea Severino Dal Bo’: “Se non c’è l’omologazione il kit non può essere commercializzato, se non può essere commercializzato vengono a mancare gli investimenti per fare anche la ricerca e quindi è un po’ il cane che morde la coda”.
Fonte: Confartigianato Imprese Veneto
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