Acquacoltura: produzione pesce allevamento più di carne rossa
Per l’Api è questo il miglior riconoscimento dell’importanza dell’acquacoltura all’interno del settore agroalimentare. “In Italia questa è tra le attività più vitali del settore primario – sottolineano i piscicoltori di Confagricoltura – nonostante ciò non si è sviluppata quanto avrebbe dovuto, malgrado le ottime caratteristiche del nostro prodotto nazionale che, dal punto di vista nutrizionale, ha qualità paragonabili e, in molti casi, addirittura superiori a quelle del prodotto selvatico, perché contiene elevati quantitativi di elementi nutritivi, come gli acidi grassi e gli omega 3, ottimi per la salute umana”.
Il settore, oggi, sfiora 525milioni di euro di giro d’affari, la filiera occupa 15.000 addetti, produce 195.000 tonnellate tra pesci e molluschi, distribuiti in ottocento siti produttivi concentrati per il 60% al nord, il 18% al centro e il 22% al sud. Il primato, tra i pesci, spetta alla trota, che con 38.000 tonnellate ha raggiunto un valore di 138.000 euro, seguita dall’orata e dalla spigola, con circa 20.000 tonnellate, pari a 133.400 euro. I piscicoltori italiani sono impegnati da sempre per garantire ai consumatori prodotti di altissima qualità, sani e nutrienti, fondamentali anche nelle diete dei più piccoli e a prezzi decisamente accessibili.
Per i piscicoltori di Confagricoltura è giunto il momento di attribuire all’acquacoltura il suo rilievo all’interno del settore agroalimentare. Gli appuntamenti più urgenti sono la riforma della politica comune della pesca e la revisione dell’Organizzazione comune di mercato (OCM) del settore. “Fondamentale – ricorda l’Api – è anche la definizione dei nuovi strumenti di sostegno 2014/2020 del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMP). E’ urgente avviare, a livello nazionale, le procedure attuative e definire gli obiettivi strategici per gli allevamenti ittici italiani”.
Fonte: Confagricoltura