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Il Sacro Gra

05/09/2013
Già ospite a Venezia 2008 e 2010 nella sezione Orizzonti con “Below sea level” e “El sicario”, Gianfranco Rosi torna a Venezia 70 in concorso con uno dei tre films italiani “Sacro Gra” dove Gra sta per Grande Raccordo Anulare, l’autostrada urbana più estesa d’Italia. Ma Rosi ha un illustre predecessore nel regista inglese Chris Petit che, insieme a Jan Sinclair, nel 2002 presentò proprio a Venezia “London Orbital”, il suo film sul più grande raccordo del mondo: la M25 che a 10 corsie si estende per 150 km intorno a Londra ed è considerata da molti uno dei 7 orrori della Gran Bretagna. Pure questo è un road movie straordinariamente visionario, una escursione cinematica dentro una letteratura futurista di un secolo passato, ed un dialogo tra due scrittori che sono anche registi. Jan Sinclair era l’autore del libro “London Orbital” sulla sua lunga peregrinazione a piedi per 120 miglia. Chris Petit decise di non fare il film del libro ed invece di ‘guidare’ e di catturare in immagini il particolare stato di allucinazione che provoca lo stare alla guida.

Il GRA con i suoi 70 km è un luogo, terra di nessuno, dove Roma finisce ed inizia qualcosa di apparentemente indescrivibile. L’urbanista Nicolò Bassetti lo ha percorso incredibilmente a piedi per cogliere tutto ciò che sfugge quando si è in macchina. Per 300 km ha esplorato zigzagando il territorio sconosciuto facendo incontri ed esperienze. Ha scelto Rosi cui consegnare i materiali e l’idea perché ne facesse uno dei suoi films da ‘cinema del reale’.

Per due anni Rosi, con il bagaglio di Bassetti e la guida ispiratrice di Calvino e le sue ‘Città invisibili’, scoprendo la relazione che può nascere anche tra un ‘non luogo’ ed i suoi abitanti, ha intessuto rapporti con personaggi improbabili ma reali che ha scovato accanto ed ai margini di questa mostruosità magica, luogo non più fisico ma ipotetico e mentale. Rosi ha sospeso la propria esistenza per dedicarsi totalmente (viaggiando in camper, a volte in mongolfiera, forzando gli incontri, scegliendo ‘gli attori’) alla sua ricerca tematica, come un ritrattista che deve cogliere in una sola soluzione tutte le espressioni possibili, tutti i futuri possibili dei suoi personaggi.

Una straordinaria operazione di sinergie e consapevolezze e tra le altre cose anche una meditazione sulla differenza tra il guidare ed il camminare, sul suono e l’immagine, sulle differenze tra film e documentario (a volte inesistenti come sostiene Rosi), sul tempo e la memoria.

Mariateresa Crisigiovanni

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