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Paul Schrader: The Canyons, il suo progetto più spericolato

10/09/2013
A “Venezia 70” il regista (in giuria per il concorso) presenta fuori concorso “The Canyons”, nato dalla sua collaborazione con Brett Easton Ellis, l’autore di American Psyco, Lindsay Lohan e James Deen. Al di là della trama, incandescente ed ipnotica, tutta l’operazione è una riflessione sul fare cinema oggi in America, da parte di un regista (prima ancora sceneggiatore di films come Taxi Driver e Toro Scatenato) emerso, insieme a Coppola, Scorsese, Lucas, Spielberg, in un momento della storia hollywoodiana in cui gli autori dalla visione forte avevano nei confronti dell’industria un notevole potere, oggi perduto forse irrimediabilmente.

Il suo primo film è “Blue Collar” ed il suo maggior successo commerciale è “American Gigolò”, passando per straordinarie regie anche non comprese, come “Cortesie per gli ospiti”, con cast stellare, tratto dal romanzo di Jan McEwan. E’ con “Mishima”, dove rievoca la vita dello scrittore giapponese intersecandola con tre suoi racconti, (con cui vince a Cannes nel 1985), che riesce a realizzare un film in grandissima autonomia, senza uno studio che dettasse legge. Ma è con “The Canyons” che realizza il suo progetto senza precedenti, -il finanziamento, la realizzazione, la promozione e la distribuzione - in una situazione di collaborazione totale con Ellis usando i social media, facendo il fundraising via internet e chiedendo alle persone di lavorare gratis o per cento dollari alla settimana e riuscendo persino ad avere tutte le location senza spendere un dollaro. Uno dei vantaggi di tale autonomia è di non aver dovuto cedere alla richiesta di rendere la storia o i personaggi più accattivanti. Nessuno studio avrebbe concesso la scrittura della supertrasgressiva ed inaffidabile Lohan, o di un attore porno come James Deen (nome d’arte sceltogli dagli amici per la postura simile a quella del protagonista di Gioventù Bruciata). Il film tocca il tema della pornografia già trattato da Shrader in “Autofocus” e “Hardcore”. I protagonisti riflettono una generazione cresciuta in un dilagare di pornografia via internet e sicuramente il loro ecosistema ne viene intaccato. La storia racconta di quattro ventenni in cerca di successo e di una giovane aspirante attrice che ha una relazione hot con Deen, un ricco produttore di Los Angeles che ama riprendere i propri rapporti a 3 o più persone, e quando nella sua vita si riaffaccia un suo ex la relazione diventa paranoica e violenta. Secondo le dichiarazioni del regista il film (rifiutato al Sundance) è stato volutamente orchestrato per risultare ”freddo e morto dentro”, ed è stato pensato fin dall’inizio come un’opera da distribuire in video ”on demand”. La sceneggiatura di Ellis è come se fosse ambientata in un aldilà popolato di giovani che parlano di un film da fare di cui non importa niente a nessuno. ‘’Ho detto a tutti di immaginare una fila di losangelini che sono in attesa di vedere un film. In realtà il cinema è chiuso, ma loro rimangono lì’ davanti perché non hanno un posto dove andare. Da qui’ le sequenze inquietanti e metaforiche dei cinema chiusi con cui si apre il film’’.

Mariateresa Crisigiovanni

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