CdB e fitodepurazione: esperienze innovative nel segno UE
In Italia esistono oltre 1000 impianti di fitodepurazione a flusso “sottosuperficiale” (prevalentemente utilizzati per il trattamento delle acque reflue domestiche) e svariate decine di zone umide a flusso superficiale (perlopiù gestite da Consorzi di bonifica; la più recente, a Vecchiano, è stata inaugurata a servizio del lago di Massaciuccoli, in Toscana), comprendenti anche i più moderni “sistemi flottanti” per la depurazione di acque di drenaggio agricolo e per il finissaggio di impianti di depurazione convenzionali (il cosiddetto “affinamento” indispensabile per l’utilizzo in agricoltura delle acque reflue, come sollecitato dalle normative). Oltre che per le prestazioni depurative, questi sistemi sono apprezzati per la multifunzionalità: sono ricchi di flora e fauna selvatica, bene inseriti nel contesto paesaggistico, possono acquisire valenza paesaggistica scegliendo specie vegetali adeguate, producono ragguardevoli quantità di biomassa da utilizzare per la produzione energetica.
“L’incontro di Chioggia è un riconoscimento internazionale all’impegno dei Consorzi di bonifica per la qualità delle acque nell’ambito del virtuoso rapporto con il mondo agricolo: l’acqua è indispensabile al territorio e l’irrigazione, gestita dagli enti consortili, è elemento determinante nel rimpinguare le falde anche con tecniche innovative come le aree di infiltrazione e i pozzi bevitori. Senza risorsa idrica non può esserci sviluppo soprattutto per quella agricoltura, che segna dati positivi nell’export e nell’occupazione soprattutto giovanile.”
Questo il commento di Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), che sottolinea anche come la qualità delle acque sia uno degli obbiettivi prioritari indicati dalla Commissione Europea che, dopo circa due anni di lavoro ed una consultazione, cui anche l’ANBI ha partecipato, ha pubblicato la comunicazione relativa a “Blueprint”, cioè un “Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee”.
Il Piano, al fine di raggiungere un “buono stato delle acque” entro il 2015, come stabilito dalla Direttiva Quadro sull’Acqua, si propone un approccio strategico basato su tre pilastri: migliorare l’attuazione della politica idrica dell’Unione Europea; integrare maggiormente gli obiettivi di politica idrica in settori strategici (l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti) con i Fondi di coesione e strutturali; colmare le attuali lacune, in particolare in merito agli strumenti necessari per incrementare l’efficienza idrica.
Il Piano non indica una soluzione universale, ma propone una serie di strumenti, con cui gli Stati membri possono migliorare la gestione idrica soprattutto attraverso i Piani di Gestione di Bacino.
“Blueprint”, nel sottolineare la necessità di promuovere le tecnologie di irrigazione e le pratiche, che consentono un uso efficiente dell’acqua, fa sovente riferimento al “Partenariato Europeo per l’Innovazione relativa all’acqua (P.E.I.)”.
“Tale partenariato tra Commissione UE/Stati membri/stakeholder/istituti di ricerca – sottolinea il Direttore Generale A.N.B.I., Anna Maria Martuccelli - dovrà affrontare le carenze del sistema europeo di ricerca in modo da accelerare le innovazioni nel settore acque (agricoltura – industria – ambiente) per raggiungere un uso sostenibile ed efficiente delle risorse idriche.”
Tali innovazioni dovranno essere disseminate in Europa, rappresentando input per le “raccomandazioni” di politica comunitaria, relative alle acque, nonché per l’utilizzo di fondi strutturali, destinati allo sviluppo di soluzioni innovative nel settore acque.
“Ne deriva – conclude Martuccelli - che i risultati e gli orientamenti, che emergeranno nei progetti avviati dalla task force del P.E.I. (esperti d’acqua in vari settori) influenzeranno profondamente la politica comunitaria sulle risorse idriche negli anni a venire.”
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