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Bernardo Bertolucci: una coscienza a posteriori

18/09/2013
Bernardo Bertolucci: una coscienza a posteriori“Sì, sono stato colpevole per Maria Schneider, ma non potranno portarmi in tribunale per questo”.

E bravo il nostro pluripremiato, osannato, idolatrato regista Bernardo Bertolucci, proprio bravo!

A distanza di anni ammette di aver orchestrato, “complice” di un mostro sacro della recitazione quale Marlon Brando, una sodomia nei confronti di una ventenne attrice sconosciuta, Maria Schneider - che non rimarrà anonima a lungo - durante una scena del film “Ultimo Tango a Parigi”.

“Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica. Volevo avere la sua reazione non di attrice ma di giovane donna. E lei reagisce: piange, urla, si sente ferita”.

Ma non basta, Bertolucci insiste, continua, aggravando la sua posizione di mandante stupratore consapevole: “E in qualche modo è stata ferita perché non gli (nemmeno il pronome femminile le riconosce!) avevo detto che ci sarebbe stata quella scena di sodomia”.

Ma rincara la dose, non gli basta averle fatto violenza, vuole anche interpretare il suo stato d’animo: “Non credo che avrebbe reagito allo stesso modo se avesse saputo quello che le sarebbe successo. Ma capisco che per tutta la vita sia stata quasi perseguitata da questo lamento (avete letto bene, lo definisce lamento!) e da questa aggressività contro di me”.

Ma ancora non basta, perché il tentativo finale del grande regista è quello volgare e misero di incolpare lei (che strano!) per lavarsi meglio quella che lui chiama coscienza: “Maria avrebbe voluto essere protetta dopo, ma io stavo già pensando ad un altro film (in effetti, aveva uno scopo ben più alto che occuparsi di Maria!) E continua: “Sono cose gravi ma è anche così che si fanno i film: Maria voleva fare cinema a tutti i costi, aveva appena vent’anni”.

Queste le sue dichiarazioni in una confessione shock, che sembra essere concessa ad arte per essere sulle prime pagine dei giornali, neanche fosse a corto di popolarità.

Lei -sì, ora mi rivolgo proprio a lei anche senza il maiuscolo di cortesia - regista eccelso di capolavori indimenticabili, premiato a destra e a manca, sarà ancora nominato negli anni a ricoprire chissà quante presidenze di enti culturali, fondazioni , musei e tanto altro.

Sarà chiamato Maestro per la sua capacità di esprimere e mostrare gli antri più nascosti dell’umanità e lo farà mediante film capolavoro, opere che resteranno a ricordo dei posteri.

Ma anche molte donne, stia certo, si ricorderanno di lei, della sua macchiata coscienza, che nessuna candeggina dell’intelligenza e della sensibilità potrà sbiancare, detergere, pulire.

Lei è stato fautore consapevole di una violenza inaudita, resa ancor più grave dallo scopo emotivo e intellettuale di cui l’ha ammantata, che Maria definì una manipolazione, una violenza, un’umiliazione.

Maria è morta a soli 58 anni, dopo scompensi psicologici e dipendenza da stupefacenti.

Ma è lei ad essere stupefacente nel non averle chiesto scusa nel corso degli anni: forse era troppo occupato a fare altri capolavori, a drogarsi di sensazioni, di emozioni derivate dai suoi film, dimenticandola.

Lei, grande uomo di cultura, forse si affidava, nell’attesa, alla pazienza atavica delle donne nel veder riconosciuti i loro diritti, la loro dignità, ma Maria è morta prima, divorata anche da quel lamento e dall’aggressività che la distruggevano.

E ora lei ne prova rimorso, si dimostra rammaricato, suscitando quasi la pena e la compassione dei lettori, non per Maria, per lei stesso.

Ma Maria non meritava l’onore delle scuse, come si fa tra donne e uomini veri, meritava l’oblio, doveva continuare a tormentarsi, a ricordare quella violenza, doveva pagare il prezzo di voler fare i film a tutti i costi: questa era la sua colpa e per questo è stata violentata, in tutti i sensi.

Il nome Bernardo significa orso coraggioso, valoroso, ma lei di coraggio, soprattutto intellettuale, ne dimostra ben poco, a differenza dell’orso, esemplare nobile del creato, che in natura esprime la sua essenza di animale, non di bestia.

Lei, vile Bernardo - come direbbe un messere d’altri tempi – ha volutamente approfittato di una persona, di un’anima, non importa se bella o brutta: in nome di nessuna arte, o presunta tale, dovrebbe esserle consentito.

Anche tra i violentatori, ancorché legati indissolubilmente da un crimine abominevole, ci sono differenze: essere consapevoli, acculturati, illuminati, intellettuali, diventano aggravanti impossibili da perdonare.

E molte donne, stia certo, non la perdoneranno.

Cristina De Rossi

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