Il Veneto battistrada della canoa in Italia
Sono solo alcuni dei temi toccati nella sede del CONI a Mestre (Venezia) nel corso del faccia a faccia tra Luciano Buonfiglio, presidente della Federazione Italiana Canoa e Kayak (FICK), e le società del Comitato Regionale Veneto della Federcanoa.
Il confronto con Buonfiglio, che ha anticipato l’intenzione di proporre l’istituzione di “Macro-Aree” per sviluppare un calendario ragionato e condiviso tra i vari Comitati Regionali, si è inserito nell’ambito della 2^ edizione del corso «Dirigere lo sport», rivolto a dirigenti, tecnici sportivi ed atleti che operano all’interno di società ed associazioni affiliate alla FICK.
Di seguito un’intervista esclusiva al primo dirigente (anche vicepresidente CONI) per delineare lo “stato dell’arte” del movimento italiano nell’ottavo anno del suo mandato.
Presidente Buonfiglio, qual è lo stato di salute del movimento? Nell’ultimo ventennio, diciamo dai Giochi di Barcellona ’92, quali i progressi più evidenti?
«A Barcellona ’92 arrivarono una medaglia d’oro nello slalom con Pierpaolo Ferrazzi e un bronzo con Bruno Dreossi ed Antonio Rossi nel K2 500. Da allora ne è passata parecchia di acqua. La prima cosa che mi viene in mente è che allora c’erano i soldi, ora invece non ce ne sono. Però allora i numeri erano molto piccoli. Nel 2005, mio primo anno di presidenza, i tesserati in Italia erano 6.700, oggi superiamo i 16.000. In proporzione avevamo molti più soldi che tesserati, ora siamo molti di più con meno risorse. Abbiamo la velocità, lo slalom, la discesa, la maratona, la canoa polo e la paracanoa, di cui tre discipline olimpiche. Siamo passati dal 56% di attività e 44% di gestione al 78% di attività e 22% gestione. C’erano 28 dipendenti, oggi 14. In termini di squadre abbiamo oltre 240 atleti che vestono la maglia azzurra e il primo dicembre festeggeremo a Roma tutti i medagliati agli Europei e Mondiali, in tutto 46 atleti di tutte le discipline».
Come s’inserisce il movimento italiano a livello internazionale?
«Oggi abbiamo superato le 110 Nazioni. Nella maratona del ’92 ce ne saranno state 20, agli ultimi Mondiali di Singapore erano 72. Il polo non esisteva e ai Mondiali erano 46. Nello slalom, disciplina per pochi eletti, siamo a 90 Nazioni. Nella velocità 110 e aver ottenuto i Mondiali del 2015 a Milano sarà un impegno sfidante per la Federazione».
Il Comitato regionale Veneto è primo in Italia per tesserati con 2.297 atleti e 36 società affiliate. Ha chiuso la stagione 2013 col primo posto al Trofeo delle Regioni Juniores e Senior di canoa velocità e discesa, nonché il terzo posto al Meeting delle Regioni velocità. Che peso ha il Veneto a livello nazionale?
«A livello territoriale abbiamo Comitati che, per numeri, sono quasi quanto rappresentava la Federazione nel ‘92. Nello specifico del Comitato Veneto, ricordo che quando divenni presidente nazionale diedi un obiettivo al presidente regionale Andrea Bedin: non dobbiamo diventare tanti per obbligo ma perché una volta, quando facevamo canoa, ci dicevano “quella di Abbagnale”. Ora non ce lo dicono più perché la diffusione del nostro sport è capillare e, pensando alle competizioni in terra veneta, mi vengono in mente l’Adigemarathon, le gare internazionali di Auronzo, i prossimi Mondiali di Dragon boat a Treviso. Contrariamente a quanto avviene nella nostra Nazione, dobbiamo imparare a progettare. I Comitati regionali, quello Veneto in testa, hanno capito che i presidenti devono essere i primi manager della regione. Questo stile di conduzione esalta trasparenza e meritocrazia ed è stato recepito dai presidenti regionali».
Il Veneto avrà il Mondiale 2017 per Club di Dragon Boat, che si svolgerà a Spresiano nel trevigiano e si aggiungerà alle due gare internazionali già presenti: canoa velocità ad Auronzo e Adigemarathon. Inoltre è stato presentato il business plan per i Mondiali 2015 di Ocean Racing a Chioggia. La FICK come promuoverà questi eventi mondiali?
«Stimolando i Comitati a presentare candidature appetibili. Non basta proporsi dicendo che si vuole organizzare un Mondiale, bisogna dire come, dove, chi ti sostiene, qual è il budget, il Comitato organizzatore. Un business plan aziendale, al quale abbinare un’azione di lobby da parte della Federazione grazie ai nostri ottimi rapporti internazionali. Ogni volta che candidiamo uno dei nostri esponenti a livello internazionale raggiungiamo quasi sempre l’obiettivo. E il Veneto offre molte eccellenze. Penso alla consigliera federale Adriana Gnocchi, entrata nella commissione tecnica della maratona internazionale, o al veneziano Diego Dogà che è in quella della paracanoa mondiale o all’altro veneto Andrea Donzelli che, fra i migliori arbitri della canoa polo, è nella commissione tecnica. Infine, anche se non è veneto ma confinante, c’è Daniele Molmenti nella commissione atleti».
Situazione campi di gara: l'unico bacino naturale è Valstagna, Auronzo di Cadore si è dotata dei blocchi di partenza automatica, Le Bandie di Spresiano sono private e potrebbero essere il campo di velocità su distanze brevi. Poi c'è un progetto per Chioggia per un campo gara velocità: qual è il ruolo della FICK nella promozione e nello sviluppo dei campi di gara?
«Chiedere ai dirigenti di lavorare senza accontentarsi mai, ma al tempo stesso garantendo la nostra presenza al loro fianco. Oggi stiamo stimolando i Comitati a non perdere alcuna opportunità, anzi andarsene a cercare di nuove ogni giorno. Un po’ come stiamo facendo a livello nazionale. Il primo dicembre, ad esempio, firmeremo un protocollo col Ministero di Grazia e Giustizia per far svolgere attività sportiva alla polizia penitenziaria e inserire alcuni detenuti in lavori socialmente utili presso i nostri centri. A livello locale andrebbero ripercorse queste iniziative nel sociale e nella cultura».
Venezia “città d’acqua” per eccellenza ospiterà a giugno il secondo Festival Dragon boat: come s’inserisce Venezia rispetto al movimento italiano?
«Ci sono società storiche come Bucintoro, Diadora, Canottieri Mestre, San Donà, Canoa Club Mestre ed Oriago che danno continuamente campioni alle diverse discipline olimpiche e paraolimpiche. Ma in generale va citato tutto il movimento che è molto fertile. Ripensando alle Olimpiadi del ’92 di Barcellona ricordo che Venezia fu una delle realtà che diede il maggior numero di atlete e poi, ovviamente, va ricordato Daniele Scarpa che tanto lustro ha portato al movimento».
Fonte: Comitato Veneto CONI