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Venezia: Mostra “Ibsen ed Eleonora Duse”

18/10/2006
Lei, con il suo portamento altero, gli occhi leggermente socchiusi, le labbra quasi corrucciate, ma soprattutto il modo tutto suo di fare teatro; in una parola, la divina: Eleonora Duse, la maggiore attrice italiana di fine ‘800 ed inizi ‘900. Lui, poco conosciuto al grande pubblico, ma personaggio molto interessante, anche lui fautore di un teatro “di rottura” con la tradizione. Questo fu il grande drammaturgo norvegese Henrik Ibsen, di cui ricorre quest’anno il centenario della morte.

E per celebrare l’intenso e travagliato rapporto tra questi due personaggi è stata allestita la Mostra “Ibsen ed Eleonora Duse”, di scena a Venezia, nella Casa di Carlo Goldoni, dal 18 ottobre al 21 novembre 2006.

La Mostra, organizzata dai Musei Civici Veneziani con l’Istituto per le Lettere, il Teatro ed il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini e curata da Maria Ida Biggi, propone centoventi testimonianze costituite da fotografie di scena e private, locandine e manifesti di spettacoli, bozzetti di scena, lettere e copioni, caricature e documenti vari, ma anche materiale multimediale, in particolare un pc attraverso il quale esplorare i diversi aspetti del mondo Duse e la proiezione di un documentario realizzato da Nino Bizzarri per Rai International nel 2002.

“Attraverso questa mostra si vuole far conoscere quanto fosse viva la figura di Ibsen e pure quanto Eleonora Duse fosse un’artista di grande cultura e personalità, andando al di là della mentalità che la vuole succube di personaggi come Gabriele D’Annunzio ed Arrigo Boito, sicuramente importanti per lei ma non tanto da offuscarne la vena creativa” ha detto Maria Ida Biggi durante la vernice della Mostra.

“Nella carriera di Eleonora Duse si possono distinguere tre fasi: quella del boulevard, in cui più il copione è insignificante e più l’artista può fare per renderlo straordinario; quella dannunziana, in cui la Duse pensa di poter portare la poesia a teatro, non senza parecchi ostacoli; infine quella di Ibsen, che consente alla Duse di unire due anime; quella tesa verso il reale e quella nascosta, rappresentata dai fantasmi e dall’inconscio” ha commentato il noto Professor Paolo Puppa.

Contrariamente a quello con d’Annunzio, però, il rapporto tra la Duse ed Ibsen sarà solamente intellettuale, poiché pare che l’attrice non l’abbia mai incontrato.

Ciò non toglie tuttavia che la Duse abbia saputo cogliere come nessun’altra i personaggi del drammaturgo norvegese, cosa che a cavallo tra i due secoli fece particolarmente scalpore. “Per la mentalità puritana dell’epoca, trovarsi di fronte a proposte come quelle della Duse e di Ibsen, molto tese verso i sensi, catturavano la mente dello spettatore, ma allo stesso modo lo disorientavano” ha affermato il Professor Carlo Alberti.

Eleonora Duse contribuisce sì a divulgare l’opera di Ibsen, ma si spinge fino ad un certo punto: infatti opera delle vere e proprie censure. Ad esempio, nell’interpretare “Hedda Gabler” vuole che il personaggio, destinato al suicidio, non versi in stato di gravidanza, come invece previsto dall’opera; mentre in “Casa di Bambola “ non vuole che la sua Nora balli la tarantella, a suo dire troppo sensuale.

Ma le sue interpretazioni lasciano comunque il segno: i rapporti con i personaggi ibseniani, infatti, acquisiscono un rapporto sempre più intenso, come quello di Rebecca West in “Rosmersholm” e soprattutto Ellida ne “La donna del mare”. I personaggi di Ibsen l’accompagneranno anche nell’ultima, trionfale tournèe americana, durante la quale la grande attrice muore a Pittsburg, nel febbraio 1924.

La mostra osserverà i seguenti orari: dalle 10 alle 17 fino al 31 ottobre, dalle 10 alle 16 a partire dal 1° novembre.



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