GLASSTRESS. White Light / White Heat
Grazie al grande successo di critica e di pubblico, la rassegna, giunta alla terza edizione, si sposta a Londra dal 27 novembre al 23 febbraio, con una selezione di artisti. La prima edizione inglese di Glasstress verrà ospitata nelle prestigiose sedi del London College of Fashion e Wallace Collection di Londra.
Le tre sedi venete hanno esposto, in concomitanza alla Biennale, le opere di 65 artisti di fama internazionale che si sono confrontati con il vetro e hanno dato vita a lavori di alto valore artistico e comunicativo.
Tra questi l’opera Last Train di Ron Arad, che ha coinvolto nella sua lavorazione diversi artisti internazionali quali Francesco Clemente, Antony Gormley, Ai Weiwei, a cui è dedicata un’intera sala di Palazzo Cavalli Franchetti. Di grande impatto sono anche i giubbini in vetro trasparente di Cai Guo-Qiang, con tasche contenti oggetti che simulano degli esplosivi e l’immensa Rui Rui di Jaume Plensa, alta quattro metri collocata all’interno del giardino. All’ingresso si é accolti dall’imponente opera di Mimmo Paladino Il Rabdomante e dal carro di Jonh Isaacs colmo di palloncini in vetro colorato che conduce alle sale, dove ci si ritrova immersi in un’atmosfera magnetica che unisce colore, concetti, temi e pensieri diversi.
Di ogni artista emerge un differente carattere, l’austerità e la linearità dell’opera di Joseph Kosuth di fronte alla delicata amaca di Loris Cecchini, l’eleganza dell’opera Blake in Venice di Jaume Plensa e l’essenzialità dell’opera di Ilya&Emilia Kabakov, una scultura che immortala una figura umana piegata come fosse accasciata su un muro.
Non mancano le esplosioni di colore e un carattere estremamente vivace che ritroviamo nell’opera di Joana Vasconcelos, un grande lampadario in vetro parzialmente ricoperto da interventi a uncinetto dalle tonalità calde. Altre opere dal forte effetto cromatico sono: la scultura Scholars Rocks di Zhan Wang, l’opera di Mona Hatoum della quale spicca il rosso della palla di vetro inserita all’interno di una gabbia, il verde di Jongleur di Aldo Mondino o di Cross With Snake di Jan Fabre, non distanti da Mummy's Little Soldier di Hew Locke. Di carattere più contemplativo sono le opere di Whitney McVeigh, di Kris Martin, di Michael Joo e di Recycle Group che con Column hanno colto la potenzialità del vetro in una dimensione volta al futuro.
Il Berengo Centre, un’antica fornace in parte adibita a spazio espositivo, accoglie numerose opere e installazioni fra cui Macchia +1 e Macchia +2, di Pedro Cabrita Reis, realizzate in vetro e metallo; Time Tunnel di Zak Ovè, che propone dischi concentrici di dimensioni variabili sospesi che ben simbolizzano il concetto di “tempo”; 6 x (138 x 47 x 10) di Miroslaw Balka una serie di sei persiane in vetro semitrasparente.
Spettacolare è l’abito realizzato da Helen Storey, che racchiude in un corpetto in vetro trasparente una vera fiamma; lo psichedelico lampadario di Shih Chieh Huang e l’enigmatico video di Tony Oursler.
La Terza sede della mostra, la Scuola Grande Confraternita di San Teodoro, espone esclusivamente opere dell’ucraina Oksana Mas, un’artista emergente che propone alcuni suoi lavori in cui motori e vetro diventano un tutt’uno.
Artisti coinvolti:
AES+F, Alice Anderson, Polly Apfelbaum, Ron Arad, Ayman Baalbaki, Miroslaw Balka, Rina Banerjee, Fiona Banner, Pieke Bergmans, Boudicca, Pedro Cabrita Reis, Loris Cecchini, Hussein Chalayan, Mat Chivers, Oliver Clegg, Mat Collishaw, Tracey Emin, Jan Fabre, Paul Fryer, Francesco Gennari, Recycle Group, Cai Guo-Qiang, Dmitri Gutov, Mona Hatoum, Stuart Haygarth, Charlotte Hodes, Shirazeh Houshiary, Shih Chieh Huang, John Isaacs, Michael Joo, Ilya&Emilia Kabakov, Kiki&Joost, Marta Klonowska, Joseph Kosuth, Hew Locke, Delphine Lucielle, Alastair Mackie, Jason Martin, Kris Martin, Oksana Mas, Whitney McVeigh, Aldo Mondino, Lucy Orta, Tony Oursler, Zak Ové, Mimmo Paladino, Cornelia Parker, Javier Pérez, Jaume Plensa, Karim Rashid, Ursula von Rydingsvard, Thomas Schutte, Joyce Scott, Conrad Shawcross, Sudarshan Shetty, Meekyoung Shin, Helen Storey, Tim Noble &Sue Webster, Zak Timan, Gavin Turk, Koen Vanmechelen, Anneliese Varaldiev, Joana Vasconcelos, Zhan Wang.
Accompagna la mostra un importante volume in inglese con testi di Adriano Berengo, James Putnam, Frances Corner.
Glasstress 2013 è promossa da LCF-London College of Fashion con il supporto di Venice Projects, Berengo Studio 1989, Wallace Collection, Steinmetz Diamonds, Valmont.
Berengo Studio
Berengo Studio, rappresenta una delle esperienze più innovative nell’utilizzo del vetro per esprimere le diverse espressioni artistiche della contemporaneità.
Fondato nel 1989 da Adriano Berengo, ha l’obiettivo di avvicinare al mondo del vetro artisti contemporanei internazionali affinché, nell’antica fornace di Berengo in collaborazione con i maestri vetrai, gli artisti possano esprimere la propria ricerca nel linguaggio tridimensionale della pasta vitrea.
Da Berengo Studio si incontrano giovani artisti agli esordi, e numerosi artisti affermati e emergenti, le cui opere sono in gran parte esposte in importanti musei e collezioni private.
Gli artisti che collaborano con Berengo Studio normalmente utilizzano materiali espressivi differenti dal vetro e per tale ragione nell’approccio con il nuovo medium portano sempre una originale e più libera interpretazione delle possibilità di questo straordinario materiale.
Palazzo Cavalli – Franchetti / Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Campo S. Stefano, 2847 Venezia – Fermata Accademia
Berengo Centre for Contemporary Art and Glass
Campiello della Pescheria – Murano
Scuola Grande Confraternita di San Teodoro
San Marco, 4810 Venezia – Fermata Rialto
Foto: Helen Storey, The Dress of Glass and Flame, 2013, vetro pyrex, bioetanolo, corde in acciaio, cocci di vetro di Murano e cristallo
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