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PMI: verso nuove prospettive di crescita

03/12/2013
PMI: verso nuove prospettive di crescitaIn Europa si contano oltre 20 milioni di piccole e medie imprese (PMI) che svolgono un ruolo determinante per l'economia: solo nel 2012 hanno dato lavoro a circa 86 milioni di persone, coprendo circa il 66% di tutti i posti di lavoro esistenti in Europa. Duramente colpito dalla crisi economica e finanziaria, il settore imprenditoriale si sta, solo ora, pian piano risollevando.

Dopo 5 anni di incertezza economica sembra aprirsi uno spiraglio: è previsto un aumento dell'occupazione dello 0,3% e una crescita del valore aggiunto dell'1%.

Il Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, responsabile per l'Industria e l'imprenditoria, ha dichiarato che le imprese, linfa vitale dell'economia, stanno riprendendo a crescere per la prima volta dal 2008 e, soprattutto, stanno iniziando ad assumere più personale.

Di fronte a una crisi caratterizzata da una profondità senza precedenti, le imprese europee hanno dimostrato una notevole capacità di risposta e di resistenza.

Solo nel 2012 hanno perso circa 610 mila posti di lavoro, hanno subito un calo dello 0,7% rispetto al 2011 e una diminuzione del contributo al PIL del 1,3%.

A peggiorare ulteriormente la situazione anche la differente distribuzione delle perdite: i Paesi ancora soggetti al debito sovrano sono stati quelli maggiormente danneggiati, poiché estremamente vulnerabili. Ciononostante, anche le imprese più colpite stanno, a poco a poco, riprendendo quota.

Nel periodo tra il 2008 e il 2011, le PMI europee si sono dimostrate notevolmente più resistenti alla crisi rispetto a quelle di grandi dimensioni. Tuttavia, quando la situazione si è inasprita, le prime hanno dimostrato maggiori difficoltà a risollevarsi rispetto alle seconde. Questo a causa della debolezza della domanda interna che per le piccole imprese rappresenta un fattore di sopravvivenza, mentre quelle grandi hanno ottenuto migliori risultati sfruttando la crescita dei mercati emergenti.

L'Italia, uno degli Stati maggiormente colpiti dalla crisi, ha registrato un grave arresto nel settore imprenditoriale, evidenziando uno scenario allarmante soprattutto per le microimprese che hanno subito una stagnazione rispetto alla media europea.

Il valore aggiunto si è contratto del 10%, il numero dei dipendenti è sceso del 5% e quello delle imprese del 2%, mentre le imprese di grandi dimensioni hanno registrato solo un leggero calo nel numero dei dipendenti.

Per cercare di tamponare l'emorragia, il governo italiano ha provveduto a rendere l’amministrazione più conforme alle esigenze delle imprese e a migliorare le condizioni per quelle che puntano ad una internazionalizzazione delle proprie attività.

Purtroppo, anche la difficile situazione politica italiana incide negativamente sulla depressione del settore imprenditoriale e non ne facilita di certo la ripresa.

A partire dal 2008, nel quadro del cosiddetto "Small Business Act" (Legge sulle piccole imprese), l'Unione europea ha adottato un ingente numero di misure strategiche per arginare gli effetti della crisi e incentivare un intervento politico a sostegno delle PMI.

Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea

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