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Rogo di Prato, fenomeno laboratori noto

03/12/2013
“Verifica sistematica della regolarità contributiva e fiscale dell'impresa o della regolarità del dipendente che effettua il versamento, prima del trasferimento di denaro all'estero tramite Money Transfer; introdurre la responsabilità solidale dei committenti qualora ne venisse dimostrato, in maniera incontrovertibile, il legame di lavoro (ordini, fatture, bolle di accompagnamento); prevedere la distruzione del materiale sequestrato e diffondere la cultura del controllo, applicata con successo in Veneto, su tutto il territorio considerata la natura nazionale del fenomeno e la sua facile mobilità”. Sono queste le quattro “innovazioni normative” che il Presidente della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Veneto Gianluca Fascina ripropone al Governo a fronte della tragedia di Prato in cui sono morti sette lavoratori di un laboratorio tessile cinese.

“Trovo francamente molto triste –prosegue Fascina- che solo ora, di fronte alla morte di alcuni innocenti, ci siano le forti prese di posizione del Capo dello Stato, dei sindacati dei lavoratori, di Ministri e politici vari. Il fenomeno è noto da tempo e sono almeno tre anni che dal Veneto noi contoterzisti della Confartigianato denunciamo un vero e proprio assalto al manifatturiero che si sinterizza in tre numeri: 2.228 laboratori cinesi della moda attivi in veneto; + 231% in dieci anni; un saldo positivo di 1.555 aziende che hanno compensato altrettante chiusure di laboratori italiani. Un effetto sostituzione che denuncia, nei fatti, che non manca il lavoro ma la disponibilità a riconoscere un giusto prezzo. La ricerca del massimo risparmio –ricordiamolo in barba ai contratti, alle basilari regoli di rispetto del lavoro, della sicurezza e dell’ambiente- è un fenomeno che sta facendo letteralmente esplodere il ricorso ai contoterzisti cinesi anche in lavorazioni molto specializzate come per la calzatura d’alta moda della Riviera del Brenta”

Da oltre quattro anni il problema è stato portato alla attenzione dell’opinione pubblica. Sono stati fatti documenti poi presentati a tutti i Prefetti del Veneto con la richiesta di maggiore coordinamento tra le forze di polizia e con i vari enti preposti: Spisal, Inps etc. Sono stati promossi tavoli tecnici e incontri specifici di collaborazione con la Guardia di Finanza per i dettagli operativi ed il supporto alla verifica e controllo dei laboratori clandestini.

“A fronte di queste attività –spiega Fascina- nella nostra regione esiste un collaudato coordinamento nelle operazioni di intervento. Si è inoltre molto intensificata l’azione di controllo, la contestazione specifica dei reati e la pressione dell’opinione pubblica sul fenomeno. Tutto ciò ha reso di fatto “poco ospitale” il territorio regionale a queste forme di reato. Ma ciò non basta. La pressione deve essere uniforme sul territorio italiano -conclude il Presidente- e le contestazioni sia di mancato rispetto dei contratti di lavoro che delle più basilari norme di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro, comminate a seguito delle irruzioni, non possono più limitarsi a banali sanzioni pecuniarie, ma devono portare alla chiusura dell’attività ed alla distruzione delle produzioni”.

Fonte: Confartigianato Imprese Veneto

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