Lavoratori bulgari e rumeni: no limitazioni circolazione Ue
La fine delle restrizioni si applica solo ai lavoratori e non concerne il diritto dei cittadini europei a circolare liberamente nell’Ue, diritto che potrà essere sancito solo da un ingresso di Bulgaria e Romania nell’“area Schengen”.
In realtà bulgari e romeni potevano già lavorare e risiedere liberamente in ben 19 Stati europei dal 2007, data che segna l'ingresso dei due Paesi nell'Unione. Al contrario, altri Stati come Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Spagna avevano applicato misure transitorie che, per la durata massima di 7 anni, limitavano la circolazione dei "nuovi arrivati". In Francia, Ungheria e Italia il mercato del lavoro era stato, invece, aperto con alcune restrizioni. La libera circolazione dei cittadini romeni e bulgari è stata pienamente raggiunta dall'Italia già nel 2012 con l'abolizione delle restrizioni fino a quel momento in vigore, eliminando così una burocrazia che ancora pesava in alcuni settori produttivi.
Attualmente 3 milioni di cittadini tra bulgari e romeni vivono in alcuni Stati dell'Europa. La mobilità lavorativa, uno dei diritti più apprezzati dai cittadini europei e pilastro dell'integrazione, in un momento di alta disoccupazione rischia di alimentare sentimenti discriminatori e di chiusura: meno lavoro per la popolazione locale e sfruttamento dei benefici sociali.
Tuttavia, vanno ricordati i benefici derivanti dalla libera circolazione dei lavoratori all'interno dei Paesi membri: i lavoratori mobili completano quelli del Paese ospitante e contribuiscono a colmare le lacune di competenze e carenze di manodopera. A disposizione di tutti i cittadini europei due strumenti messi in atto dalla Commissione europea: EURES (il portale online per la ricerca di lavoro) e il Vacancy European Monitor (una pubblicazione periodica che traccia le tendenze e le varie offerte di impiego in Europa).
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea
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