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Contro la discriminazione fiscale dei cittadini Ue

24/01/2014
Contro la discriminazione fiscale dei cittadini UeIl diritto di vivere e lavorare liberamente all'interno dell'Unione costituisce un diritto fondamentale per i cittadini europei, oltre ad essere uno strumento chiave per lo sviluppo di un mercato del lavoro comunitario.

La mobilità dei lavoratori è stata riconosciuta come una delle principali potenzialità per aumentare sia la crescita che l’occupazione in Europa.

Tuttavia, gli ostacoli fiscali rimangono uno dei principali elementi che dissuadono i cittadini dal lasciare il proprio Paese per cercare lavoro in un altro Stato membro. Tali freni economici possono presentarsi sia nello Stato d'origine che nel nuovo Paese di residenza.

La Commissione sta lavorando con gli Stati membri per agevolare la libera circolazione dei lavoratori che risiedono in Paesi diversi dal proprio, affinchè non vengano trattati in maniera differente rispetto ai cittadini dello Stato ospitante e godano degli stessi vantaggi fiscali dei lavoratori nazionali.

Per questo motivo, nel corso del 2014, la Commissione valuterà i regimi fiscali degli Stati membri per stabilire se essi rechino svantaggi ai cittadini Ue che vivono in uno Stato diverso dal proprio. L’iniziativa riguarderà sia le persone che sono economicamente attive, come i lavoratori dipendenti ed autonomi, che quelle che non lo sono più, come i pensionati. Qualsiasi lavoratore migrante può decidere di lavorare in uno Stato membro, in modo autonomo o dipendente, senza che sia necessario il permesso di lavoro; può beneficiare del regime previdenziale del Paese ospitante insieme ai familiari a carico, per quanto riguarda malattia, maternità e paternità, pensioni, infortuni sul lavoro, assegni in caso di morte, disoccupazione, prepensionamento e assegni familiari; i figli possono frequentare le scuole che desiderano.

La Commissione vaglierà e valuterà se i cittadini dell’Ue, che risiedono in uno Stato membro diverso dal proprio, siano penalizzati e tassati più pesantemente a causa della loro mobilità. Ciò potrebbe avvenire sia nello Stato membro d’origine che in quello nel quale hanno scelto di trasferirsi. Se dovessero emergere discriminazioni o violazioni delle libertà fondamentali, verranno segnalate alle autorità nazionali e la Commissione interverrà in modo tempestivo per apportare le modifiche necessarie.

Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea

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