Maltempo: 4 italiani su 10 vivono con la paura
In Italia, a causa delle frane e delle alluvioni – continua la Coldiretti - sono morte oltre 4mila persone dal 1960 ad oggi. Fra il 1960 e il 2012, tutte le 20 regioni italiane - riferisce la Coldiretti - hanno subito eventi fatali: "541 inondazioni in 451 località di 388 Comuni, che hanno causato 1.760 vittime (762 morti, 67 dispersi, 931 feriti), e 812 frane in 747 località di 536 Comuni con 5.368 vittime (3.413 morti compresi i 1.917 dell'evento del Vajont del 1963, 14 dispersi, 1.941 feriti). Le vittime dal 1960 a oggi per frane e inondazioni sono state dunque in totale oltre 4 mila, gli sfollati e i senzatetto per le sole inondazioni superano rispettivamente i 200 mila e i 45 mila secondo i dati elaborati dal Cnr-Irpi.
Eppure negli ultimi 20 anni per ogni miliardo stanziato in prevenzione – sottolinea la Coldiretti - ne sono stati spesi oltre 2,5 per riparare i danni con il Ministero dell’Ambiente che ha quantificato infatti in circa 8,4 miliardi di euro i finanziamenti statali dati a politiche di prevenzione, mentre nello stesso periodo si sono spesi 22 miliardi di euro per riparare i danni causati da frane ed alluvioni.
A questa situazione di fragilità territoriale non è estraneo il fatto che l’Italia ha perso negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata per effetto della cementificazione e dell’abbandono che ha tagliato del 15 per cento le campagne colpite da un modello di sviluppo sbagliato che ha costretto a chiudere 1,2 milioni di aziende agricole nello stesso arco di tempo. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che le zone esposte al pericolo di frane e alluvioni che riguardano ben il 9,8 per cento dell’intero territorio nazionale”. Per proteggere il territorio e i cittadini che vi vivono l’Italia - conclude la Coldiretti - deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento del ruolo, economico, ambientale e sociale dell’attività agricola.
Fonte: Coldiretti
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