Presentato il Piano Anbi per riduzione rischio idrogeologico
Nel 2014, si è allungata la catena dei disastri territoriali in aree (Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Lazio) già gravemente colpite da precedenti alluvioni.
Non mancano gli indispensabili provvedimenti di emergenza che le tragiche situazioni richiedono ma, pur riconoscendosi in più sedi l’urgenza di un piano di azioni di prevenzione, volte a ridurre la pericolosità dei ricorrenti eventi alluvionali, né il Governo né il Parlamento hanno provveduto alle iniziative necessarie.
Dal 2002 al 2014 si sono registrati circa 2000 eventi alluvionali che hanno determinato 293 morti oltre ad ingenti danni.
Anche il patrimonio artistico è gravemente ferito: a Volterra crollano le mura antiche, in Calabria rischia di essere sommerso il Parco Archeologico “Paolo Orsi”; nel 2013 fu profondamente vulnerato il sito archeologico dell’antica città di Sibari.
Emergono dati estremamente preoccupanti: in Italia, 6 milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio. Nel nostro Paese vi sono 1.260.000 edifici minacciati da frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali.
A determinare tale situazione hanno certamente contribuito più fattori: da un lato, il mutato regime delle piogge, particolarmente accentuato nella sua variabilità negli ultimi anni; dall’altro, l’impetuosa urbanizzazione, il consumo del suolo, l’omessa manutenzione del sistema idraulico del Paese, lo spopolamento delle montagne, la riduzione del terreno agricolo. Si stima che il consumo del suolo nel periodo 1990-2005 sia stato di oltre 244.000 ettari all’anno (circa due volte la superficie del comune di Roma), in pratica oltre 668 ettari al giorno (circa 936 campi da calcio).
Secondo l’ISPRA ogni secondo nel nostro Paese vengono occupati 8 metri quadrati di suolo (70 ettari al giorno).
In generale molte delle calamità sono generate da eventi idrologici eccezionali, contro i quali non risulta possibile la prevenzione non solo tecnicamente, ma anche economicamente, per la imponenza delle opere idrauliche da realizzare per contenere fenomeni con ritorni di 50 o 100 anni. E’ certamente possibile però ridurre l’impatto degli eventi eccezionali attraverso azioni volte a rinforzare i territori fragili, a provvedere alle manutenzioni ed agli adeguamenti necessari a garantire la regolazione idraulica, ad assicurare il funzionamento degli impianti idrovori ed il consolidamento degli argini.
Va ricordata anche la forte pressione dell’impermeabilizzazione sulle risorse idriche. Un suolo può incamerare fino a 3.750 tonnellate di acqua per ettaro, o circa 400 millimetri di pioggia. L’impermeabilizzazione riduce l’assorbimento di pioggia nel suolo, in casi estremi, impedendolo completamente.
Non è più procrastinabile quindi un programma di messa in sicurezza del territorio, indispensabile alla vita civile ed alle attività produttive anche attraverso nuove regole d’uso.
In tale desolante quadro, considerato che non possono più essere addotte attenuanti connesse alla mancata conoscenza e considerata la ormai diffusa consapevolezza di un’imprescindibile esigenza di intervenire, si pone la seguente domanda: sussiste, al di là delle dichiarazioni formali, una reale volontà di porre in essere una seria ed organica politica di prevenzione del rischio idrogeologico, volta a ridurre le dannose conseguenze connesse al mutato regime delle piogge e alle ricorrenti alluvioni?
La Legge Finanziaria 2010 aveva alimentato speranze con la previsione di piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico. Fu definito anche un sistema di cofinanziamento Stato-Regioni attraverso specifici Accordi di Programma, che sono stati tutti sottoscritti per un complessivo impegno finanziario di oltre 2 miliardi di euro. Le norme attuative e la destinazione delle somme verso altre finalità ne hanno impedito la realizzazione. Secondo dati recenti solo il 4% delle somme è stato speso, mentre vaste zone del Paese continuano ad essere a rischio alluvioni.
Peraltro la Legge Finanziaria 2014 ed il successivo decreto-legge 136/2013 si limitano a dettare norme, che dovrebbero determinare l’utilizzo delle somme già previste nei predetti Accordi di Programma; mentre estremamente modeste sono le nuove previsioni: 30 milioni per il 2014; 50 milioni per il 2015; 100 per il 2016.
La proposta A.N.B.I. per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, nel 2013, indicava 3.342 interventi per un importo di 7.409 milioni di euro; nel 2014, gli interventi proposti sono 3.383 per un importo complessivo di 7.995 milioni di euro.
Assolutamente sconcertanti sono i raffronti su base quinquennale: dal 2010 ad oggi, in assenza di una strategia di interventi preventivi, il numero delle opere da realizzare per garantire maggiore sicurezza idrogeologica al Paese è cresciuto del 147,8%, mentre il loro fabbisogno economico è aumentato del 91,1%!
Si tratta in particolare di progetti immediatamente cantierabili e con importanti ricadute occupazionali per la sistemazione idraulica di torrenti e rogge, la manutenzione del reticolo idraulico a difesa dei centri abitati, la realizzazione di opere per il contenimento delle piene, il consolidamento di pendici collinari e montane.
L’ANBI è consapevole delle difficoltà connesse alla difficile situazione economica attuale, ma è indispensabile individuare soluzioni idonee per il reperimento delle risorse anche attraverso una proiezione quindicennale dell’impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui, secondo una soluzione già adottata nel recente passato.
Occorre certamente cogliere pure le opportunità che offrono i fondi comunitari per la P.A.C. 2014-2020. L’accordo di partenariato Stato-Regioni contempla espressamente l’esigenza della sicurezza territoriale; occorre un forte impegno in tale direzione, così come il piano proposto dall’ANBI abbisogna, per un più efficiente risultato, degli interventi e delle azioni di competenza delle altre istituzioni locali, realizzando il tanto auspicato federalismo cooperativo. L’ANBI ha stipulato, già a luglio 2010 ed aggiornato a luglio 2013, un Protocollo d’Intesa con l’ANCI, finalizzato alla collaborazione sul territorio tra Consorzi di bonifica e Comuni; sono quindi ormai centinaia gli accordi sul territorio.
REGIONE
Interventi proposti
Proposte presentate
Milioni di Euro
Piemonte
Difese e ripristini spondali, risagomatura alvei, manutenzioni straordinarie del reticolo idrografico superficiale, sistemazioni idrauliche, ripristino e consolidamento frane.
111
681,1
Lombardia
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie e adeguamenti funzionali delle opere di bonifica, ripristino funzionalità idrauliche di canali, alvei e rogge, adeguamento macchinario idraulico ed elettrico delle idrovore, realizzazioni opere per la laminazione delle piene.
104
380,9
Trentino AA
Manutenzione del reticolo idraulico e difesa dei centri abitati.
2
6,3
Veneto
Sistemazioni idrauliche, realizzazioni opere per la laminazione delle piene, interventi di riordino idraulico, manutenzioni straordinarie alle opere di bonifica, risagomatura e ricalibratura di canali e corsi d’acqua, potenziamento impianti idrovori.
663
1.524,5
Friuli V.G.
Ripristino frane, manutenzioni straordinarie degli argini a fiume e a mare, adeguamento impianti idrovori, sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie alle opere di bonifica.
83
761,9
Liguria
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie alle opere di bonifica.
4
10,7
Emilia-Romagna
Manutenzioni straordinarie alle opere di bonifica, sistemazioni idrauliche, adeguamento e potenziamento del sistema scolante, opere per la laminazione delle piene, consolidamento frane, ripristino dissesti, realizzazione briglie.
1018
985,1
Toscana
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie e adeguamenti funzionali delle opere di bonifica, ripristino funzionalità idraulica dei canali e dei corsi d’acqua, opere di consolidamento dei versanti, ripristino briglie e arginature.
441
1.236,4
Umbria
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie e adeguamenti funzionali delle opere di bonifica, consolidamento degli argini, regimazione torrenti e corsi d’acqua minori.
98
46,4
Lazio
Sistemazioni idrauliche, riparazione danni alluvionali ripristino frane, ripristino arginature e sponde, manutenzioni straordinarie e potenziamento idrovore, ricostruzione sifoni idraulici, ripristino, ricalibratura e adeguamento opere di bonifica.
277
514,4
Abruzzo
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie alle opere di bonifica e al reticolo idrografico, interventi per la stabilizzazione delle pendici.
45
121,0
Molise
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie del reticolo idraulico.
23
76,9
Campania
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie e adeguamenti funzionali delle opere di bonifica, ristrutturazione e potenziamento delle centrali idrovore, risanamento frane, riordino idrogeologico, ripristino danni alluvionali, consolidamento argini, difese spondali e briglie.
174
641,3
Puglia
Sistemazioni idrauliche e forestali, ristrutturazione e potenziamento delle idrovore, manutenzioni straordinarie delle opere di bonifica.
90
319,6
Basilicata
Sistemazioni idrauliche, manutenzioni straordinarie delle opere di bonifica, opere di regimazione del reticolo idraulico minore.
34
74,4
Calabria
Sistemazioni idrauliche e forestali, consolidamento argini, briglie e difese spondali, ripristino sezioni idrauliche di alvei e canalizzazione di bonifica, opere di regimazione del reticolo idraulico minore, contenimento frane.
173
345,0
Sardegna
Manutenzioni straordinarie delle opere di bonifica, sistemazione idrauliche, ripristino sezioni idrauliche degli alvei dei torrenti e dei corsi d’acqua minori.
43
269,2
TOTALE
3.383
7.995,1