Otto Marzo: salici e mimose
La mimosa, fiore icona dell’Otto Marzo nella Festa Internazionale della Donna, pur nei piccoli e quasi timidi fiori, è allegra, solare, birichina.
Non ha nessun aggettivo che ricorda le lacrime, ma ne è ormai pregna, ogni anno, ogni mese, ogni giorno di più.
Le donne continuano a morire, per mano di chi dovrebbe rispettarle come mogli, compagne, amanti, sorelle, madri, figlie, cittadine, persone.
La violenza non conosce tregua: il bollettino di questa assurda guerra unilaterale aumenta in modo spaventoso, fuori dal tempo, dalla civiltà, dal senso comune del vivere.
Si continua a uccidere le donne.
E si continua a dibattere, discutere, legiferare, decretare, cercando di porre limite e freno ad un fenomeno, che travalica ogni immaginazione per la crudeltà con cui si estrinseca.
Le motivazioni con cui si uccide, le sentiamo ripetere oramai ogni giorno come un mantra agghiacciante (non ce la facevo più a sopportare i suoi lamenti e l’ho scaraventata giù dalla finestra, ha rifiutato le mie avances e l’ho pugnalata, reagiva e non ho più capito niente, rideva di me e l’ho strangolata, non mi voleva più e le ho frantumato la testa…).
Diventa quotidianità nei telegiornali, all’ora di cena, rendendoci spettatori passivi, quasi saturi di tanta violenza che cerchiamo, magari cambiando canale, di scacciare come una mosca molesta.
Si continua a uccidere le donne.
Si continua a uccidere le coscienze.
Ma le donne e le coscienze sono tante.
E la mimosa bagnata di tante, troppe lacrime, troverà sempre un raggio di sole o una brezza di vento primaverile che la asciugherà, pronta a rinascere nel suo giallo e abbacinante splendore.
Cristina De Rossi
Nella foto Il Bacio
quadro di Gustav Klimt olio su tela