Calano le imprese italiane, aumentano le straniere
Rispetto al 2011, le imprese straniere sono aumentate del 9,5%. I settori in cui l’incremento è stato maggiore sono alberghi e ristoranti (+18,5%), servizi (+17,4%) e Commercio (+12,1%). A livello regionale, gli incrementi maggiori si sono registrati nel Lazio (+19,4%) e in Campania (+18,8%).
In prevalenza commercio e costruzioni. Il settore del commercio annovera il maggior numero di imprese condotte da stranieri, con più di 175 mila aziende (pari al 35,2% del totale). Seguono le costruzioni, con oltre 126 mila imprese (25,4%) e i servizi con più di 104 mila unità produttive (21,1%).
Se consideriamo invece l’incidenza delle imprese straniere sul totale delle imprese per ogni settore, osserviamo che il primo settore è l’edilizia, con oltre 14 imprese straniere ogni 100.
Calano le imprese italiane, aumentano le straniere. Nel 2013 il bilancio tra aziende italiane iscritte e cessate è negativo, con una perdita di quasi 50 mila imprese. Per quanto riguarda le imprese condotte da stranieri, invece, il saldo è positivo (+18 mila imprese). Il tasso di sviluppo si attesta al 3,8% per le imprese straniere e a -0,9% per quelle italiane.
A livello di settori, le aziende gestite da italiani mostrano ovunque un bilancio negativo, ad eccezione dei servizi (+77 mila). Le imprese straniere registrano invece valori differenti a seconda del settore: se sono in calo Agricoltura, Manifattura e Costruzioni, registrano un saldo positivo Commercio, Alberghi e ristoranti e Servizi. Gli incrementi più significativi si registrano nei Servizi (+14 mila imprese, pari ad un tasso di sviluppo del 13,9%) e del Commercio (+5 mila, tasso di sviluppo 3%).
Imprese straniere, valore aggiunto per 85 miliardi di €. In Italia le 497 mila imprese condotte da stranieri contribuiscono, con 85 miliardi di €, alla creazione del 6,1% del Valore Aggiunto nazionale. Tra i diversi settori di attività, quello delle costruzioni mostra il maggior contributo degli immigrati alla produzione di Valore Aggiunto: si tratta del 14,9% di tutta la ricchezza creata dal settore. Seguono il comparto del commercio (con l’11,2% della produzione complessiva), alberghi e ristoranti (9,2%) e manifattura (7,0%).
Ma sono le aziende che operano nei servizi che nel complesso concorrono alla creazione della maggiore ricchezza in termini assoluti: si tratta di oltre 34 miliardi di € (il 40,5% del totale). Il commercio e la manifattura superano di poco i 16 miliardi di €, mentre per le costruzioni si tratta di una ricchezza complessiva prodotta dalle imprese straniere che si aggira attorno ai 12 miliardi di €.
A parte poche eccezioni, nelle Regioni del Centro-Nord il contributo degli immigrati è più significativo, mentre al Sud l’incidenza è più contenuta, attestandosi sotto il 3% in Puglia, Campania e Basilicata.
La Lombardia è la Regione in cui la componente straniera produce in assoluto la maggiore ricchezza in termini di Valore Aggiunto, superando i 20 miliardi di € (quasi un quarto del totale del Valore Aggiunto prodotto in Italia dalle imprese condotte da stranieri). Seguono a ruota Lazio (con 12 miliardi di €), Emilia-Romagna e Veneto (con 9 miliardi di € ciascuno).
Nota metodologica.
Per “imprese straniere” si intendono le imprese il cui controllo e la cui proprietà siano partecipate prevalentemente da persone non nate in Italia. In generale si considerano straniere le imprese che vedono persone non nate in Italia partecipare complessivamente per più del 50% delle quote di proprietà e delle cariche amministrative detenute a seconda della tipologia d’impresa. In base alla maggiore o minore partecipazione di persone non nate in Italia negli organi di controllo e nelle quote di proprietà dell’impresa, le imprese straniere si classificano in tre livelli: imprenditorialità straniera esclusiva, forte o maggioritaria.
Una volta identificato il numero di imprese condotte da stranieri nel 2013 (con grado di imprenditorialità straniera maggioritaria, forte o esclusiva), si è calcolata la produttività per azienda ipotizzando come tale valore fosse uguale tra imprese straniere e italiane per ciascun settore di appartenenza. Il calcolo del Valore Aggiunto così determinato è riferito al 2012, ultimo anno per il quale l’Istat presenta i dati sulla contabilità regionale aggiornati per settore.
Fonte: Fondazione Leone Moressa
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