Salone del Gusto 2006: Torino chiama le eccellenze di Verona
Esiste di fatto un sistema reale di eccellenze enogastronomiche nell’est veronese che dal vino ai prodotti alimentari rende unica questa terra.
L’elemento chiave è dato dalla rete di piccole aziende che operano in modo costante per assicurare produzioni uniche e di qualità. Si tratta di vere e proprie comunità del cibo che negli anni hanno saputo fare tesoro delle esperienze del passato e che oggi, sono in grado di unire progresso tecnico senza snaturare la purezza delle produzioni e senza danneggiare il territorio di origine.
Produzioni di qualità e sostenibilità ambientale vanno nell’est veronese di pari passo poiché l’una implica l’altra. Proprio la sostenibilità sarà uno dei temi caldi che si affronteranno durante Terra Madre, l’Incontro Mondiale delle Comunità del Cibo, dove siederanno vicini produttori di tutto il mondo per affrontare questioni economiche collegate allo sviluppo sostenibile.
Il Soave partecipa a pieno titolo a questa riflessione in quanto espressione di antica e autentica viticoltura. Si tratta di un sistema produttivo divenuto parte integrate della vita e dell’attività di migliaia di piccole aziende viticole che insieme determinano l’identità di un territorio produttivo: delle vere e proprie comunità del cibo. Questa complessa realtà produttiva, che ha beneficiato dell’azione positiva delle cooperative e di tante piccole aziende, è oggi la sintesi di un sistema economico fortemente legato ad un uso rispettoso delle risorse naturali del territorio.
Uomo, comunità locale, cooperazione sono i tre fattori che insieme hanno assicurato al Soave un’indiscussa qualità testimoniata anche dai recenti riconoscimenti nella “Guida dei Vini d’Italia” edita da Gambero Rosso e Slow Food, al cui interno i vini della Doc Soave sono trai più segnalati.
Ulteriore traguardo che i produttori oggi si propongono è quello di valorizzare con il progetto dei cru le differenti espressioni di ogni singola vigna.
Sempre al Salone del Gusto il Nero d’Arcole, fresco di riconoscimento ministeriale, si presenterà al largo pubblico come vino originario della Doc Arcole, un’area di produzione complessa che oggi, dopo un’intensa attività di riconversione viticola, cerca uno spazio proprio nel mondo del vino.
Il Nero d’Arcole è un vino che rinnova la tradizione dell’appassimento e del taglio alla bordolese. Nasce esclusivamente da uve Merlot e Cabernet ed è il risultato di un grande lavoro di studio e ricerca che da cinque anni accompagna l’azione della giovane doc berico-scaligera.
Si tratta di un vino che coniuga il taglio stile bordolese ad un metodo tipicamente veneto che è quello dell’appassimento, tanto che già nel secolo scorso veniva sottolineata l’esistenza di un vino nero, prodotto in questo territorio con uve Merlot e Cabernet, apprezzato dalla clientela più ricca ed esigente.
L’appassimento per il Merlot ed il Cabernet dura dai 30 ai 60 giorni vista la gradazione alcolica potenziale di queste uve. I vini vengono affinati in legno grande dai 12 ai 24 mesi e si presentano con un colore carico, dalla marcata tonalità violacea, mentre al naso il profumo risulta complesso, fruttato ed armonico.
Non poteva poi mancare il Lessini Durello al Salone del Gusto di Torino, quale esempio di recupero di un patrimonio enologico antico e quasi eroico.
Sono oggi 500 le aziende che sono impegnate nella coltivazione di questo vitigno autoctono, la Durella. Si tratta di piccoli produttori che operano in alta collina e che hanno deciso di investire sul Durello, un vino con una salinità e un’acidità molto marcate, che porta con sè le caratteristiche del suolo vulcanico d’origine.
I produttori del Lessini Durello credono nell’originalità del loro vino e nel recupero delle produzioni di nicchia. In questa prospettiva va vista anche l’iniziativa per tutelare il Niotiko, un formaggio greco a latte caprino che è uno dei presidi individuati dalla Fondazione Slow Food per le biodiversità.
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