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Istruzione e ricerca in Italia: ancora divario con paesi Ue

19/06/2014
Istruzione e ricerca in Italia: ancora divario con paesi UeGli investimenti nell'istruzione e formazione in Italia non decollano e aumenta il divario con gli altri Paesi. Questo è quanto emerge dai dati forniti da Giovanni Solimine, docente alla Sapienza di Roma, che evidenzia come i diplomati siano intorno al 56%, rispetto al 73,4 della media Ue, i laureati il 20,3 % e gli adulti partecipanti a corsi di formazione si aggirino intorno al 5,7 rispetto al 9 della media europea.

Stando ai dati della European Universities Association, associazione nata nel 2001 come risultato della fusione tra l'Associazione delle università europee (CRE) e la Confederazione delle Conferenze dei Rettori dell'Unione Europea, nel gruppo dell'Italia ci sono anche Portogallo, Spagna e Grecia.

Nella parte alta della classifica ci sono invece Francia, Olanda, Germania, Svezia Norvegia e Polonia
: questi Paesi hanno saputo attuare delle politiche in linea con le indicazioni contenute all'interno della strategia Europa 2020, il cui scopo è promuovere la rinascita dell'economia europea, puntando sullo sviluppo di una conoscenza più competitiva e dinamica.

Proprio a sottolineare la necessità di un impegno più deciso a favore della cultura e l'istruzione, il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso insieme al Commissario europeo per lo Sviluppo Andris Piebalgs ha firmato una "lettera aperta" ai leader del mondo, chiedendo una maggiore attenzione al tema dei finanziamenti globali all'istruzione.

In linea con quanto espresso dal presidente Barroso, ci sono le proposte di raccomandazione che la Commissione ha fatto all'Italia in tema di istruzione. Queste raccomandazioni sono il risultato di un'analisi indipendente a livello europeo delle politiche economiche dei singoli Paesi UE, basate sulla valutazione dei programmi di stabilità e dei programmi di riforma che ogni Paese UE ha presentato alla Commissione.

Una volta formulate dalla Commissione, l'adozione finale delle raccomandazioni spetta ai governi nazionali – sia a livello ministeriale (Consiglio UE) che a livello di premier (Consiglio europeo).

Questo processo di analisi, di coordinamento delle politiche economiche a livello europeo e di formulazione delle raccomandazioni è noto come "semestre europeo" perché occupa generalmente la prima parte di ogni anno.

Si concluderà formalmente l'8 luglio, con l'approvazione delle raccomandazioni da parte dall'Ecofin, ossia il Consiglio UE dei ministri delle Finanze dei 28 Paesi. A quel punto spetterà agli Stati membri metterle in atto, integrandole nell'elaborazione dei bilanci nazionali e delle altre politiche pertinenti per il 2015.

In tema di istruzione, le raccomandazioni consigliano di puntare su una più efficace valutazione degli istituti scolastici per aumentarne il livello di qualità e limitare il tasso di abbandono scolastico.

Tema su cui la Commissione pone un forte accento è la promozione di un metodo di apprendimento di tipo learning by doing, con uno spiccato orientamento al lavoro e uno sguardo rivolto alle opportunità di occupazione al termine degli studi
.

Indicazioni che ci si attende il nostro Paese possa seguire, investendo con nuove risorse in ricerca e istruzione.

Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea

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