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La Rai ci riprova: canone per videosorveglianza e computer

27/06/2014
La Rai ci riprova: canone per videosorveglianza e computerDopo due anni la RAI ci riprova e “sommerge”, di nuovo, piccoli imprenditori e partite iva di lettere per farsi pagare il tributo “speciale” che nel frattempo è raddoppiato passando dai 200,91 euro del 2012 agli attuali 407,35 euro!

Il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Giuseppe Sbalchiero grida allo scandalo.

“Dopo il chiarimento emanato dal Ministero dello Sviluppo Economico del 2012, fortemente sollecitato anche da Confartigianato: chi non detiene “apparecchi atti o adattabili – quindi muniti di sintonizzatore – alla ricezione delle trasmissioni televisive” in definitiva non è tenuto a pagare il canone, non si capisce a che titolo arrivano certe richieste.

Vogliono farci pagare il canone speciale per il fatto che abbiamo computer portatili o addirittura le telecamere di videosorveglianza. Il dubbio è che la Rai, in difficoltà per il taglio di 150 milioni di euro chiesto dal governo, provi a fare un cassa con un sistema dal metodo molto dubbio, spedendo le cartelline da 407 euro anche ad aziende, professionisti, lavoratori autonomi etc…”

”Sono centinaia le telefonate che in queste ore stiamo ricevendo da piccoli imprenditori e artigiani: carrozzieri, calzolai, acconciatori, titolari di istituti di bellezza o tintorie ma anche installatori di impianti o aziende di metalmeccanica -prosegue Sbalchiero-.

Le nostre aziende hanno pc, tablet, telecamere per la sicurezza ma, nella maggior parte dei casi, non hanno alcuno strumento per ricevere la tv. Eppure hanno ricevuto a tappeto il bollettino”.

“La nuova richiesta Rai è fuori legge –chiosa il Presidente- visto che non sono intervenute modifiche alle norme in atto rafforzate dai numerosi pareri in nostro possesso emanati dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Tale comportamento invasivo e insistente della RAI peraltro, è oltremodo deplorevole in quanto probabilmente concepito per fiaccare la resistenza delle imprese e indurle a pagare pur non essendo tenute a farlo, per il solo desiderio di non incorrere in problemi ulteriori tipo accertamenti e more aggiuntive”.

“Rassicuriamo gli imprenditori –precisa Sbalchiero- che nulla è cambiato rispetto a due anni fa e che pertanto l’obbligo rimane in vigore solo per quegli strumenti che possono ricevere le trasmissioni radiotelevisive in quanto dotati di relativo sintonizzatore.

Consigliamo, pertanto, di rispondere a mezzo raccomandata a/r utilizzando il fac-simile di lettera predisposto (e disponibile in tutte le sedi di Confartigianato) includendo nella busta la cartolina preaffrancata ricevuta compilandola, nello spazio “eventuali altre comunicazioni”, con la seguente dicitura: “L’azienda non è in possesso di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di segnali radiotv. Le aziende che hanno già provveduto negli anni passati in tal senso, possono ignorare ulteriori solleciti”.

“Siamo determinati – conclude Sbalchiero – ad andare in fondo al problema per eliminare questo assurdo e ulteriore balzello, disposti pure ad azioni eclatanti se ce ne fosse bisogno come ad esempio, adire a vie legali contro la televisione di Stato. ”

Fonte: Confartigianato Imprese Veneto

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