Maria Fux , il cuore che danza e fa danzare anche chi non può muoversi
Alla Settimana di Venezia 71 c’è il ritorno della distributrice Manuela Buono che lo scorso anno curò l’operazione di vendita di ‘Zoran, il Mio Nipote Scemo’ con un’operazione di marketing divertente : la ricostruzione al Lido di una vera ‘osmiza’, frequentata dai protagonisti e dal pubblico amante delle buone bevute. Quest’anno Buono distribuisce ‘Dancing with Maria’ dell’italiano (di confine con l’Istria) Ivan Gregolet, e non ha mancato di far rivivere l'atmosfera del film con il flash mob delle danzatrici 'fuxiane' sul red carpet , finalmente utile a qualcosa di piu' interessante della solita passerella dei divi .
La ’Maria’ del titolo è la famosa artista danzatrice argentina che ha creato in tutta Europa, Italia compresa oltre che in Sudamerica e negli States, corsi per istruttori che divulgassero il suo metodo di danzaterapia. Maria Fux , che oggi ha 94 anni, ebbe come insegnante Martha Graham. Quando una forte depressione le arrestò la carriera, si dedicò ad una innovativa opera di ricerca applicata alla danza, con l’elaborazione di un linguaggio personale lontano dai canoni classici.
Era il linguaggio dell’io piu’ profondo, e le sue forme erano legate al ritmo della sofferenza interiore. Maria introduceva nuovi moduli espressivi dando massimo sfogo alla cretività, liberandosi da ogni vincolo di spazio e di tempo e prescindendo da ogni schema scolastico. In questo modo nasceva una danza rigeneratrice, riabilitativa e terapeutica. Sperimentare su se stessa questa nuova filisofia della danza, le fece decidere di aiutare a far star meglio le persone ‘normali’ ed a migliorare la qualità di vita delle persone affette da turbe psichiche e da handicapp (down, non vedenti, audiolesi).
Il suo credo è ‘Stimolo semplicemente le aree addormentate fino a che tutto il corpo diventa protagonista.’ La sua danza riequilibra la mente e produce una profonda calma interiore. L’emozione grande e contagiosa del documentario, girato con passione nel corso di 4 anni, viene dalle storie che s’intrecciano nello studio dell’artista. La sua arte mette in contatto ‘i pazienti’ più disparati, tra di loro e con il mondo esterno, in un modo assolutamente dinamico.
La sua forza è attivare un sistema di relazioni, talvolta elementari, che rappresentano un coinvolgimento di ogni singolo individuo in un contesto ed in un gruppo. La ‘sua’ danza insegnata agli altri diventa un ponte levatoio tra la sofferenza e la vita, un passaggio praticabile, non teorico, tra la frustrazione e la speranza. ‘Le paure, la rabbia e l’angoscia sono personaggi che vivono dentro il nostro corpo e combattono per uscirne’. Secondo Maria è la danza , più che la parola, a permettere loro di trovare quest’uscita.
Nel film si scopre la sua grande capacità didattica, comunicativa e creativa. Il suo insegnamento parte dalla centralità del corpo, dalla proiezione di esso verso lo spazio attraverso il movimento, e dalla percezione del ritmo interno: il battito cardiaco ed il respiro possono essere assunti come ritmo di base su cui impostare la più personale delle danze.
Il rapporto col mondo esterno e con la dimensione del reale è recuperato ,danzando, attraverso l’utilizzazione di oggetti ed elementi del quotidiano, lo specchio, la sedia, il giornale. Ricostruire il rapporto con l’ambiente circostante può segnare l’avvio di un recupero del mondo interiore smarrito o finito nell’ombra.
MARIATERESA CRISIGIOVANNI