ILVA: Italia garantisca rispetto direttiva su emissioni industriali
L’esecutivo dell’Unione aveva già inviato alle autorità italiane lettere di costituzione in mora, nel settembre del 2013 e ad aprile di quest’anno. I provvedimenti finora adottati non sono stati sufficienti.
Sebbene alcune carenze siano state risolte, infatti, si registrano ancora diverse violazioni della normativa. Secondo il parere motivato vi sarebbero da risolvere alcuni punti critici: l’inosservanza delle condizioni stabilite nelle autorizzazioni, l’insufficiente gestione dei sottoprodotti e dei rifiuti e il monitoraggio del suolo e delle acque sotterranee.
La maggior parte dei problemi deriva, però, dalla mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni, che si generano, in maniera incontrollata, durante il processo di produzione dell’acciaio.
Ai sensi della direttiva europea richiamata, lo svolgimento di attività industriali ad alto potenziale inquinante richiede il rilascio di una specifica autorizzazione, contenente precise prescrizioni cui l’impresa deve attenersi fedelmente.
Preliminarmente, bisogna, però, che siano soddisfatte diverse condizioni ambientali, affinché le stesse società siano responsabili della prevenzione e della riduzione dell'eventuale inquinamento da loro causato. L'autorizzazione garantisce l'applicazione delle misure di prevenzione dell'inquinamento più opportune e dispone il riciclaggio o lo smaltimento dei rifiuti nel modo meno inquinante possibile.
L’ILVA possiede sì l’autorizzazione necessaria, ma, in taluni settori, non ne rispetta i termini. L’impianto risulta, infatti, sprigionare dense nubi di polveri industriali, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute della popolazione locale e per l’ambiente circostante.
Sia sul sito dell’ILVA che nelle zone adiacenti della città di Taranto, le prove di laboratorio hanno dimostrato un forte inquinamento atmosferico, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere.
Non è la prima volta che l’ILVA è oggetto di un procedimento giudiziario. Già il 30 marzo del 2011, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Italia per il mancato rilascio delle autorizzazioni relative alle emissioni industriali, non solo per l’ILVA, ma anche per diversi altri impianti industriali.
In seguito, le autorità italiane hanno rilasciato per lo stabilimento di Taranto l’autorizzazione integrata ambientale, che è stata aggiornata nel 2011 e nel 2014. Si aspetta dunque una reazione da parte del Governo italiano.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea