Alluvione 1966: se fosse oggi, nel padovano sarebbe peggio
Da quei drammatici fatti il territorio è molto cambiato: da prevalentemente agricolo è diventato fortemente urbanizzato ed oggi manca un’adeguata capacità di invaso, cioè la possibilità di raccogliere le acque in caso di forti eventi meteorologici. “In questi anni non si è verificato – è stato affermato – ma se andassero contemporaneamente in piena i fiumi Brenta e Bacchiglione, per molti territori del padovano non ci sarebbe scampo”.
“Ci sono voluti 38 anni per definire il Piano di Bacino del fiume Brenta – ha affermato Alfredo Caielli, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino dell’Alto Adriatico – ma ora è bloccato per l’opposizione di alcuni.”
Secondo il Consorzio di Bonifica “Bacchiglione Brenta” c’è bisogno di una nuova, generale assunzione di responsabilità: è necessario superare la schizofrenia tra pianificazione territoriale e pianificazione idraulica, non dimenticando i vincoli idrogeologici nelle scelte urbanistiche.
Bisogna, inoltre, puntare al recupero di una diffusa cultura della manutenzione del territorio, oggi in calo anche nelle campagne.
Ai lavori sono intervenuti, fra gli altri, anche gli Assessori provinciali padovani all’Urbanistica, Flavio Frasson, ed alla Protezione Civile, Mauro Fecchio.
GRAZIE