Confartigianato: bene il manifatturiero, male l'edilizia. E Renzi perde la fiducia degli artigiani veneti
«Quello che preoccupa – continua il Presidente Sbalchiero – è il contesto in cui siamo costretti ad operare. Abbiamo difficoltà di credito non solo nell’incassare ma anche per atteggiamenti anomali da parte delle banche che fanno grandi proclami, roboanti protocolli di intese ma, alla fine, non ci danno niente. È questa la battaglia che dobbiamo fare riprendendo i contati per far capire loro soprattutto il ruolo dell’artigianato nelle vendite all’estero (sempre più fondamentali). In Veneto il 46% dell’export appartiene all’artigianato».
Ma se la manifattura artigiana da segnali positivi, male sta andando il comparto dell'edilizia, il cui risultato negativo condiziona tutto il quadro economico veneto. Secondo l’indagine di Confartigianato Imprese Veneto, che intervista quasi 1.000 aziende del veneto ogni 6 mesi, l’andamento per le PMI nel loro complesso nel secondo semestre 2014 mostra che produzione e fatturati sono si calati del -1,8%, pur se in miglioramento rispetto al -2,4% del dato tendenziale annuale. Con l’edilizia, che non riesce proprio a riagganciare una pur minima ripresa, restano al palo anche i servizi alla persona, penalizzati dal calo dei consumi interni.
L’artigianato e la piccola impresa veneta dichiarano di continuare a ridurre l'occupazione. Il saldo negativo su base semestrale però migliora passando dal -2% della precedente rilevazione al -1,2% della presente. Ciò impatta anche nella contrazione annua che passa dal – 3,4% al – 2,1%.
In termini di previsione continuano a dominare gli atteggiamenti negativi su quelli positivi. Se rimane inalterato il saldo negativo tra i due – meno 11%, come nella precedente rilevazione – si osserva come diminuiscano sia quanti prevedono una diminuzione tra forte e lieve (14% contro il 15,2% della precedente rilevazione), sia quanti prevedono un aumento occupazione tra lieve e forte (3% contro il 4,2% della precedente rilevazione), a beneficio di quanti prevedono una certa stabilità. «La speranza e la fiducia – conclude Giuseppe Sbalchiero – sono tra le poche cose che ci sono rimaste e sono convinto che molti di noi guardano comunque al futuro con un minimo di speranza non con rassegnazione, incazzati magari per le cose che non funzionano, ma non rassegnati”.
Come ogni anno, all'indagine congiunturale sull’artigianato e la piccola impresa in Veneto, Confartigianato associa un'intervista ai propri associati per conoscerne alcuni orientamenti generali. I focus del semestre appena trascorso si proponevano di misurare la fiducia sui nove mesi di Governo Renzi, misurando la fiducia nel premier e il gradimento dei singoli provvedimenti adottati dall'esecutivo.
Alla prima domanda, la fiducia in Renzi tracolla quasi del 50% andandosi ad attestare sul 16%: si tenga conto che nella rilevazione di giugno 2014 gli artigiani veneti avevano espresso fiducia per un 30%. La quota maggioritaria pari quasi alla metà si esprime per dare poca fiducia. In ogni caso il saldo tra chi attribuisce un certo grado di fiducia e chi non da nessun credito all’attività del Governo è nettamente a favore del secondo gruppo. Sei mesi fa era invertito il saldo a favore di chi manifestava fiducia!
Un tracollo quello di Renzi quasi paradossale visto che sui singoli atti del Governo la rilevazione fa emergere una maggioranza che si espressa per una sufficienza solida è maggioritaria. La decontribuzione sulle assunzioni risulta essere il provvedimento più apprezzato dagli artigiani veneti, seguito dalla proroga delle detrazioni del 50% sulle ristrutturazioni. Bene lo sblocco del pagamento dei debiti accumulati dalla PA, la deducibilità IRAP che agevola le assunzioni e la stabilizzazione degli 80 euro in busta paga. Canone RAI in bolletta e nuovo regime dei minimi invece vengono giudicati negativi dalla maggioranza degli intervistati.
«La fiducia nel Premier non a caso cala. Il mondo della piccola impresa è stanca di ascoltare frottole – chiosa il Presidente Sbalchiero – Gli artigiani mi dicono che Renzi fa una promessa, poi senza verificare se è stata rispettata, ne fa un'altra che si sovrappone alla prima. Noi siamo abituati alla concretezza!».
Mario Ongaro
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