Commissione Ue su Alitalia: la partecipazione di Poste non è aiuto di stato
L'inchiesta, avviata nell'ottobre 2013 in seguito al ricorso di due compagnie concorrenti, voleva verificare se l'aumento di capitale pari a 75 milioni di euro, sostenuto da Poste Italiane a favore della compagnia aerea, fosse riconducibile a un aiuto di stato.
L'articolo 107 c. 1 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) definisce infatti come "incompatibili con il mercato interno" tutti gli aiuti concessi dagli Stati sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.
Con il suo ingresso in Alitalia nell'ottobre del 2013 la società Poste Italiane si è aggiudicata una quota di partecipazione del 10-15%, contribuendo al salvataggio dell'ex compagnia di bandiera dal fallimento.
Lo scorso dicembre la Commissione era giunta a una conclusione preliminare: sulla base dei dati raccolti "la partecipazione di Poste non sembra costituire aiuto di Stato" e pertanto non sarebbe stata respinta. Per Bruxelles, l'azienda a controllo pubblico ha condotto l'investimento negli stessi termini e condizioni di altri due operatori privati che si trovavano in una situazione simile, comportandosi di fatto come un investitore privato. Gli interventi pubblici non rappresentano aiuti di stato in contrasto con le leggi dell'Ue quando vengono realizzati nelle stesse condizioni di mercato che sarebbero state accettate da un operatore privato.
Come sottolineato dalla Commissione, questa posizione non era definitiva, ma solo una posizione preliminare presa dalla Direzione Generale Concorrenza sulla base delle informazioni disponibili, e in attesa di eventuali obiezioni da parte dei due denuncianti.
In assenza di reazioni entro la scadenza, le denunce sono state considerate ritirate, come si legge nella nota pubblicata venerdì 6 febbraio dalla Commissione.
Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea