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Primo d’aprile: lo "scherzo serio" dell'Anbi

01/04/2015
Primo d’aprile: lo “La politica di tutela del territorio continua a destinare ancora la gran parte delle risorse disponibili, che restano comunque scarse, all'emergenza, anziché ad un’effettiva opera di prevenzione. Negli ultimi 5 anni, quasi 1.500 milioni di euro sono stati stanziati per l’emergenza a fronte di 2.000 milioni di euro, destinati nell’ultima programmazione 2010-2011 agli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, peraltro destinati anche a fronteggiare situazioni emergenziali.”

A dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.), ripetendo però pari pari quanto affermato dall’apposita relazione della Corte dei Conti.

“Inconciliabile con l’urgenza di provvedere – continua a riportare fedelmente Vincenzi - è la dilatazione dei tempi di attuazione degli interventi sia per la programmazione attivata nel decennio 1998-2008 sia per gli Accordi di Programma sottoscritti a partire dal 2010. In particolare, per questi ultimi, su un totale di 1621 interventi, una parte significativa, 207, risulta tuttora da avviare o dati non comunicati, mentre risultano conclusi soltanto 317 interventi per 200 milioni di euro rispetto a un finanziamento complessivo pari a circa 2,1 miliardi di euro.”

Il Presidente A.N.B.I. continua a fare proprie le parole della Corte dei Conti: “Appaiono evidenti criticità sistemiche: un contesto decisionale ed operativo caratterizzato dal coinvolgimento di più soggetti pubblici, spesso tra loro non dialoganti e/o in contrapposizione; a ciò deve aggiungersi un quadro continuamente mutevole di risorse finanziarie disponibili ed una programmazione, che non si iscrive in un disegno strategico di opere strutturali, ma risulta frammentata in una molteplicità di interventi. I ritardi – conclude Vincenzi, assumendo fino in fondo il ruolo di megafono per le conclusioni dell’importante organo amministrativo - sono in parte anche conseguenza di un non efficiente sistema di controllo e monitoraggio, che non ha prodotto i risultati attesi. La frammentazione del sistema di rilevamento dei dati, distribuito tra più banche dati, in parte tra loro sovrapposte e non dialoganti, determina spesso risultati incompleti e non attendibili.”

In sintesi, le raccomandazioni della Corte sono il superamento di una politica centrata sull’emergenza; la ridefinizione di una governance degli interventi, maggiormente semplificata e trasparente; la riorganizzazione del sistema di controllo e monitoraggio degli interventi; la prosecuzione nell’azione di impulso alla funzione di indirizzo e coordinamento del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia del dissesto idrogeologico; la valutazione, in una logica comunque di compatibilità con il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica di breve e medio periodo, dell’opportunità di escludere dai vincoli del patto di stabilità interno le spese sostenute dagli enti territoriali per interventi di messa in sicurezza, manutenzione e consolidamento di territori esposti a eventi calamitosi. “Quanto affermato dalla Corte dei Conti – commenta a questo punto il Presidente A.N.B.I. – conferma quanto diciamo da tempo: la sicurezza idrogeologica del Paese non è principalmente una questione di finanziamenti, ma di volontà politica. Dopo anni di denunce in un assordante silenzio complice con le tante tragedie degli anni recenti, potremmo essere colti da scoramento. Figli della cultura del fare, invece rilanciamo, mettendoci ancora una volta a servizio del Paese, affiancando l’encomiabile sforzo della Struttura di Missione contro il Rischio Idrogeologico, cui offriamo anche il contributo del nostro Piano nazionale per la riduzione del pericolo di alluvioni, allagamenti e frane: 3.335 interventi perlopiù immediatamente cantierabili per un importo complessivo di quasi 8.413 milioni euro, finanziabili con mutui quindicennali e capaci di attivare oltre 55.000 nuovi posti di lavoro.”

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