Abuso di alcol, no alla riduzione della gradazione
Il documento, discusso in Lettonia dai ministri della Salute dell'Unione europea, sta riscuotendo molta preoccupazione tra i vignaioli italiani, che hanno scritto al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ma anche tra i produttori del territorio scaligero, che vanta zone vitivinicole di eccellenza apprezzate in tutto il mondo.
Non ci sta alla crociata anti alcol Christian Marchesini, presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella e della sezione viticoltura di Confagricoltura Verona: "L'Unione europea, con tutte queste regole penalizzanti, sta oltrepassando il limite – dice -. Il fenomeno dell'alcolismo riguarda prevalentemente i Paesi nordici, dove si consumano superalcolici o birre, che hanno una gradazione alcolica molto bassa. In Italia abbiamo più di duemila anni di storia sul vino e non si può azzerare una cultura imprenditoriale degli agricoltori con misure generalizzate che andrebbero a colpire anche i nostri consumatori moderati di vino. Dobbiamo essere assolutamente uniti nell'opporci a queste strategie facendo cartello tra i Paesi mediterranei, che promuovono un consumo di vino moderato e consapevole, considerato fattore di salutismo".
Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona, ricorda che il vino è un prodotto agricolo e come tale va considerato: "Pensare di diminuire il grado alcolico è insensato, perché il vino è un alimento con caratteristiche che non possono essere modificabili. Come si può pensare di ridurre il grado al Valpolicella o all'Amarone? E' una bestemmia. Peraltro si ignora o non si tiene conto del fatto che il vino è soggetto a legislazioni specifiche che, a seconda del disciplinare di riferimento, includono il requisito di un contenuto minimo di alcol. Nella valutazione delle politiche per combattere l'alcolismo vanno presi in considerazione il modello di consumo e la tipologia di prodotto. Il consumo moderato di vino non può essere equiparato all’abuso di superalcolici“.
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