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Stati Uniti: con Michelle Obama +31% dieta mediterranea made in Italy

19/06/2015
Stati Uniti: con Michelle Obama +31% dieta mediterranea made in ItalyDurante l'amministrazione Obama sono aumentate del 31%, quindi in controtendenza, le esportazioni negli Stati Uniti dei prodotti made in Italy, elementi base della dieta mediterranea, anche per merito della first lady orientata, come si è visto, verso una alimentazione molto più attenta alla salute.

Ciò è quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della visita di Michelle Obama in Italia con le figlie e la madre, sulla base dei dati relativi al commercio estero di vino, olio, ortofrutta, conserve di pomodoro e pasta nel periodo dal 2007 al 2014, anni che coincidono con quelli della crisi internazionale.

L’azione di sensibilizzazione di Michelle Obama - sottolinea la Coldiretti - ha certamente contribuito alla diffusione, oltre oceano, della dieta mediterranea in alternativa al fast food, favorendo altresì il successo dei prodotti e della ristorazione Made in Italy.

Il risultato è che le esportazioni italiane (vino, olio, ortofrutta, conserve di pomodoro e pasta) hanno raggiunto il valore record di 1,96 miliardi di euro, dei quali 1,124 miliardi spesi per il vino, 391 milioni per l’olio di oliva, 224 milioni per alla pasta e 223 milioni tra ortofrutta fresca e conservata comprese passate, pelati e concentrato di pomodoro.

L’azione positiva di Michelle Obama a supporto della buona alimentazione è iniziata - sottolinea la Coldiretti - nella primavera 2009 subito dopo l’insediamento alla Casa Bianca, con la realizzazione di un rivoluzionario orto, dove educare i bambini in visita alla conoscenza delle regole della natura, della stagionalità e alle proprietà dell’ortofrutta, decisione con un importante valore simbolico, ma con lo scopo di educare i ragazzi al consumo di cibi sani, come la frutta e verdura.

Anche nella precedente visita in Italia, a Roma, Michelle aveva scelto menu a base di assaggi di pasta alla carbonara, lasagna e amatriciana accompagnati con vino rosso e Prosecco, distinguendosi altresì per la richiesta della “doggy bag” contenente gli avanzi della cena; segnale importante contro lo scandalo degli sprechi alimentari, che nei paesi più sviluppati riguarda ben il 30% del cibo acquistato.

Le esportazioni di prodotti alimentari italiani negli Stati Uniti peraltro - sostiene la Coldiretti - potrebbero moltiplicare con una migliore regolamentazione delle imitazioni locali del Made in Italy, cosiddetto italian souding, che sul territorio statunitense superano quelli originali provenienti dall’Italia, dai pomodori San Marzano prodotti in California ai wine kit Made in Usa, che promettono di ottenere a casa in pochi giorni Chianti, Amarone, Valpolicella, non ultimo l'olio di oliva Pompeian del Maryland, che però non ha nulla a che fare con la città degli scavi.

In questo contesto è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo italiano, che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'italian sounding a livello internazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

“Occorre anche cogliere l’occasione della trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) - sostiene Moncalvo - per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso in Usa. A questa realtà - conclude Moncalvo - se ne aggiunge pero’ una ancora piu` insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai paesi piu` svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy’, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta”.

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