Fotografia di un territorio fragile, l’Italia
In questo quadro, le opere di scolo idraulico, gestite dai Consorzi di bonifica, interessano 7 milioni di ettari, di cui 1 milione e 200.000 soggiacenti al livello del mare e quindi bisognosi del “sollevamento meccanico” delle acque. La rete dei canali di bonifica è complessivamente lunga oltre 92.000 chilometri, con circa 9.200 chilometri di arginature fluviali e marine, mentre gli impianti idrovori sono 754 con una potenza installata pari a circa 430.000 chilowattora.
Tale infrastrutturazione garantisce la sicurezza idraulica di vasti territori agricoli, ma anche di centri urbani, aree produttive e vie di comunicazione; il suo costante adeguamento ed ammodernamento è condizione fondamentale per garantire, accanto alla salvaguardia ambientale, le indispensabili condizioni per qualsiasi ipotesi di sviluppo.
Un'indagine dell'A.N.B.I. indica, in circa 3.600 milioni di euro, di cui 1.400 destinati alla manutenzione straordinaria di opere esistenti, il fabbisogno economico per opere di sistemazione idraulica e difesa del suolo di competenza dei Consorzi di bonifica; a ciò va aggiunta la manutenzione ordinaria svolta grazie all'annuale contribuenza consortile (circa 450 milioni di euro).
Secondo una stima del Ministero dell'Ambiente, il fabbisogno complessivo per la difesa del suolo ammonterebbe a 39.100 milioni di euro ma, nei 15 anni del periodo 1991/2005, lo Stato ne ha stanziato solo 5.300; nel solo decennio 1993/2003, gli eventi alluvionali hanno altresì causato danni per circa 10.400 milioni di euro, oltre a ben 343 vittime.
In Italia, oltre due milioni di ettari (pari al 7,1% della superficie totale) sono classificati a “potenziale rischio idrogeologico più alto”, secondo le elaborazioni di Ministero dell'Ambiente ed Unione delle Province d'Italia; ne sono interessati 5.553 comuni, pari al 68,8% del totale. E' utile rilevare che in alcune regioni (Valle d'Aosta, Umbria, Calabria) risulta a rischio il 100% delle comunità, mentre in altre (Piemonte, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Molise, Basilicata) tale percentuale è comunque superiore all'85%.
“Di fronte a questi dati – commenta Massimo Gargano, presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni – le celebrazioni per i 40 anni dall’alluvione del ’66 non possono che denunciare il forte rischio, per il nostro Paese, di nuove tragedie collegate ad un’irrazionale gestione del territorio. E’ indispensabile cambiare, o quantomeno correggere, il modello di sviluppo, rispettando i vincoli posti da un’ambiente strutturalmente fragile. Sono urgenti finanziamenti ed azioni conseguenti, affinché le denunce, che si levano da più parti, non rimangano grida inascoltate nell’immobilismo di chi ha le responsabilità… fino alla prossima, annunciata sciagura.”
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