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#UEverofalso: c'è un complotto UE contro lo spaghetto alle vongole. Sarà vero?

31/07/2015
#UEverofalso: c'è un complotto UE contro lo spaghetto alle vongole. Sarà vero? La risposta è no! L'UE non vieta di certo questo piatto della tradizione culinaria italiana. Anzi, nel caso delle vongole, la normativa europea ha l'obiettivo di preservare la specie, particolarmente vulnerabile, e assicurare il mantenimento dello stock nel lungo periodo.

Il tema delle dimensioni minime consentite per la pesca di vongole è tornato ad essere oggetto di critica sulla stampa nazionale. Molti articoli puntano il dito contro l'Unione europea, accusata di stabilire regole che hanno l'obiettivo di penalizzare l'Italia. Questo ovviamente non è vero.

Le regole UE in materia, basate su pareri scientifici condivisi, mirano a tutelare la specie e la sua sopravvivenza. Per sintetizzare: non vieta lo spaghetto alla vongole, ma rende possibile mangiarlo anche nel futuro!

La taglia minima: una regola dettata dai "burocrati" europei

Non è vero. La taglia minima attuale, fissata nell'allegato III del Regolamento Mediterraneo n. 1967/2006, è stata adottata dal Consiglio) nel dicembre 2006, al quale ovviamente partecipava il ministro Italiano, ed è in vigore da gennaio 2007.

Essa è un'importante misura di conservazione, finalizzata a proteggere i giovanili e ad assicurare la riproduzione dello stock. È fissata sulla base del miglior parere scientifico disponibile e non esclusivamente sulla base della taglia di prima maturità sessuale della specie. Tiene conto di altri fattori, in particolare la resilienza a eventi esterni (inquinamento, temperatura e salinità dell'acqua…).

Nel caso delle vongole questi aspetti sono particolarmente importanti, poiché si tratta di specie che non si possono spostare dal fondo marino e che quindi sono molto vulnerabili in caso di cambiamenti nell'ambiente esterno.

Le sanzioni dell'UE sono eccessive?

Partiamo dalla considerazione che le sanzioni non arrivano dall'Unione europea. L'UE, infatti, si limita a un obbligo per gli Stati Membri di imporre sanzioni in caso di violazione di regole della Politica Comune della Pesca (PCP), in accordo con alcuni criteri (Regolamento sul controllo 1224/2009 e Regolamento sulla lotta alla pesca INN 1005/2008).

Quale sia l'entità di queste sanzioni è di esclusiva competenza dello Stato membro.

Il problema dunque della sproporzionalità delle sanzioni è un problema italiano non europeo.

In Italia le sanzioni sono regolate dal decreto legislativo n. 4 del 9 gennaio 2012. Siamo informati che l'amministrazione italiana sta procedendo a una revisione di questa normativa, la proposta dovrebbe essere attualmente al vaglio delle Camere.

L'UE impone unilateralmente le norme sul pescato?

La nuova Politica Comune sulla Pesca (approvata dal Consiglio e dal Parlamento UE, quindi da rappresentanti anche dell'Italia) offre un’ampia gamma di possibilità agli Stati membri per modificare alcune misure tecniche attualmente in vigore, incluse le taglie minime.

Attraverso una collaborazione a livello regionale e con il contributo delle parti interessate, gli Stati membri possono infatti presentare alla Commissione raccomandazioni congiunte concernenti le misure tecniche volte a raggiungere gli obiettivi della Politica Comune sulla Pesca (principio della "regionalizzazione"). Se l'Italia o altri Paesi riterranno che ci siano evidenze scientifiche che sia mutata la situazione degli ambienti ittici sulla base dei quali sono state definite le correnti normative, potrà presentarle e richiedere una modifica.

Tali raccomandazioni, basate su solidi pareri scientifici e soggette a riesame da parte del Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico per la Pesca (CSTEP), possono poi essere adottate dalla Commissione e quindi tradotte in normativa comunitaria.

Quali conclusioni?

L'UE non sta cercando, o per meglio dire, non ha cercato con il regolamento del 2006 di imporre all'Italia o ad altri Stati membri di adeguare le sue ricette culinarie a quelle del Nord Europa (come è stato ironizzato in alcuni articoli).

Le misure previste dalla normativa europea sul pescato, oltre ad essere state pensate sulla base di pareri scientifici, hanno lo scopo di far sì che in futuro in Italia si possa ancora mangiare un buon piatto di spaghetti con le vongole. La pesca di vongole di dimensioni inferiori a 25 millimetri provocherebbe, infatti, nel lungo periodo, una penuria di vongole che inciderebbe ancor di più sulle tasche del settore della pesca.

Infine, se il Governo italiano o altri saranno in grado di presentare prove scientifiche nelle prossime settimane che provino come le vongole dell'Adriatico raggiungano la maturità a dimensioni inferiori, la Commissione potrà decidere una revisione della soglia, in base al principio di regionalizzazione previsto dalla recente riforma della Politica Comune della Pesca UE.

Fonte: Rappresentanza a Milano della Commissione europea

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