Donne che amano il silenzio in giuria a Venezia 72
Tra i cieli grigi e le tonalità spente di ogni inquadratura è proprio la fotografia a rendere esplicita un'estetica cinematografica che , scegliendo attori non professionisti a conferma del desiderio di privilegiare la verosimiglianza , fortifica il racconto toccando solo marginalmente le storie personali .
A tutt'oggi Lynne Ramsey ha diretto tre lungometraggi l'ultimo dei quali ' E Ora Parliamo di Kevin ' del 2011 dà la conferma del suo stile innovativo e della coerenza con le sue tematiche ricorrenti : racconti che riguardano l'infanzia e la sofferenza del crescere . E' un film inquietante e denso di simbolismi che esplora le disfunzioni e gli orrori che a volte si infiltrano nelle dinamiche familiari : la discesa agli inferi di una madre che si trova sola con i suoi fantasmi di morte e con un figlio minorenne costretto in carcere per aver fatto strage dei compagni di scuola.
In tutto il suo cinema sembra ricorrente l'influsso di Maya Dern che la fulminò appena laureata , convincendola a studiare cinematografia , col suo ' Meshes of the Afternoon ' dove la totale trasgressione del tempo reale turba la normatività percettiva . Il suo registro era quello della visione e del sogno , con una forte indagine sull'inconscio , dove il silenzio è la prima forma di comunicazione . La forza dei lavori di Ramsey sembra essere proprio qui : dietro ciò che non si esprime con le parole fiorisce un mondo di messaggi raccontati con altri linguaggi .
Tutt'altra storia per Alix Delaporte , in giuria per Orizzonti , che nel 2006 trionfò al Premio Orizzonti con il corto 'Comment on Freine dans Descente ? ' e nel 2010 partecipò alla Settimana della Critica con 'Angèle et Tony ' , il primo dei suoi due lungometraggi di finzione , seguito da 'Le Derniere Coup de Marteau ' presentato in Concorso a Venezia 71. (Protagonista un quattordicenne che si reca presso l'Opera di Montpellier per conoscere il padre direttore d'orchestra. Il titolo è legato al colpo di martello nell'ultimo movimento della sinfonia di Mahler e sottolinea la natura drammatica della storia .) Prima di far del cinema Delaporte era una giornalista che scriveva i testi dei suoi servizi facendo anche il cameraman e passando giorni e giorni in sala di montaggio. Ed il suo linguaggio cinematografico prende a prestito dal giornalismo l'essenzialità , risultando tuttavia altamente emotivo poichè l'osservazione dei personaggi è profonda e coinvolta . La sua sceneggiatura non punta all'effetto , è bensi' un racconto di sentimenti . Certamente nella sua regia nulla è superfluo ed ostentato .
Delaporte stessa sottolinea ' I miei films hanno pochi dialoghi perchè io per prima non amo le divagazioni e le iperboli . Mi limito a raccontare le emozioni che mi toccano personalmente .'
Mariateresa Crisigiovanni