Frederick Wiseman , l'uomo con la macchina da presa
Per piu' di 50 anni ha catturato con straordinaria minuzia il dramma del quotidiano , ponendo la macchina da presa all'interno di una situazione , spesso un'istituzione . Nelle sue visitazioni a tema ha descritto piccole città , centri commerciali , monasteri , servizi assistenziali , musei , ospedali psichiatrici , mostrando di volta in volta come funzionano o NON funzionano , le loro regole e le loro finalità , e sempre senza alcuna intenzione critica nè valenza sociale o politica , bensi'costruendo sottotraccia l'utopia di una tensione artistica del luogo in cui gira. In ogni sua opera si chiarisce la differenza tra 'cinèma verité ' , dove il regista abitualmente interviene nella realtà filmata ponendo delle domande ai soggetti ripresi , e la sua peculiare ricerca , unicamente concentrata nell'osservazione , tanto da escludere sempre il 'voice- over' , la musica e gli effetti di luce.
Con questo registro personale non filtrato Wiseman dà il senso della vita contemporanea cosi' come viene vissuta .
L'onestà creativa di Wiseman si estrinseca anche nella scelta dei titoli . Quando gli si chiede ad esempio una motivazione per la scelta della preposizione 'at' (nel film 'At Berkley ') ed 'in' (per 'In Jackson Heights' ) , afferma di averlo fatto per non suggerire allo spettatore che stava mostrando questi due luoghi nella loro globalità ;vale a dire che se il titolo fosse stato semplicemente il nome dei luoghi , il film poteva voler promettere piu' di quanto non potesse mantenere.
'In Jackson Heights' è girato nei Queens per riprendere il nuovo volto degli immigrati. ' C'è gente venuta dall America del Sud e da quella Centrale , dal Nepal , Bangladesh , Pakistan ,Tibet e vivono fianco a fianco in relativa armonia .... E' stato come essere nel Lower East Side di N.Y. alla fine del diciannovesimo secolo . Volevo fare un film che almeno in parte trattasse l'esperienza della nuova classe di immigrati nel contesto di una comunità che già in passato aveva accolto altri gruppi dall'Italia , dai paesi dell'Est e dall'Europa centrale in generale.'
Il film è sulla quotidianità di questa gente , con la condivisione delle loro esperienze lavorative e l'indagine nelle scuole , nei luoghi d'incontro , nei caffè e ristoranti , nei saloni di bellezza. Secondo Wiseman Jackson Heights sta rapidamente cambiando in meglio . Il film sembra proprio volerlo evidenziare anche perchè molti newyorkesi e turisti ci vanno in visita alla ricerca di oggetti etnici . Inoltre tra Roosvelt Avenue e Northern Boulevard sta il punto dei Queens dove si mangia meglio.
Delle 120 ore di girato Wiseman ne ha ricavate 3 e 10 . Con il suo consueto intenso lavoro di montaggio , abilmente cattura il senso , l'atmosfera , la peculiarità del quartiere e la sua dinamica essenza , sceglie ogni tipo di soggetti tra poveri , ricchi e borghesi con cui lo spettatore puo'identificarsi . Il suo film è una conversazione a quattro corsie : l'esperienza reale , la parte di esperienza registrata nel film , la peculiare esperienza del regista , e come questi le usa , le ordina e le struttura . Ne risulta un ritratto completo e diffuso di un aspetto dell'American life contemporanea . Ma questa volta c'è di piu'. In primavera Wiseman seppe che non c'erano piu' soldi per la postproduzione (cosa dire sullo stato dell'arte quando i nostri tra i piu' grandi creativi si trovano improvvisamente impossibilitati a portare a termine le loro opere ?) . Ma il regista genialmente decide di ricorrere ad un crowd-funding filmandone l'operazione e compattandola nel Kickstarter video di 3 minuti e mezzo . Ne risulta una singola sequenza senza tagli , con la leggenda vivente del documentario che guarda in macchina e chiede denari . Qui non c'è alcuno dei marchi di fabbrica di Wiseman (puoi addirittura sentire un assistente che grida ' action ' proprio all'inizio ). Ma è a modo suo anche un lucido ritratto di un'istituzione culturale : il far cinema . E Wiseman stesso ha dichiarato che un secondo intento del filmare la ricerca di fondi è disabituare il pubblico a credere che trovar soldi per far cinema sia facile .
Mariateresa Crisigiovanni